“Il giorno 28 settembre 1601. Il giorno precedente consumato il pranzo l'Illustrissimo Reverendissimo andandosene dal luogo di Valzurio cavalcò [“equitavit” nell’originale] verso la terra di Piario dove subito dopo giunse e sceso da cavallo entrò nella chiesa parrocchiale di S. Antonio dello stesso luogo dove visitò il SS. Sacramento, i paramenti, i calici, la sacrestia e il cimitero.
Lo stesso giorno nella predetta Chiesa di S. Antonio di Piario un certo Vincenzo Giovanni di Pietro de Legrenzi di Piario sindaco della chiesa del predetto luogo venne per l'interrogazione, ricevuto, citato e ammonito. Interrogato [rispose]: "Sono venti anni circa che messer Roberto de' Patroni fa cura in questa terra ed è stato via due anni soli e poi è ritornato e ha stipendio di 335 lire imperiali. Egli fa il suo dovere nell'amministrare i santissimi sacramenti, celebra messa e vespro i giorni festivi e fa il sermone le domeniche e quest'inverno faceva catechismo […] ma questa estate non l'ha fatto perché i ragazzi son via con il bestiame". Interrogato […] "In casa ha sua cognata. Credo quanto alla sua persona non si intende cosa cattiva". Interrogato: "In questa chiesa non vi sono titoli alcuni, la scuola del Santissimo Sacramento quale non ha bolle alcune né ha alcuna entrata e la scuola della Madonna che ha un poco d'entrata, che non so quanto". Interrogato: "Sotto questa cura è la chiesa di S. Rocco dove si celebra alle volte messa e sta sempre chiusa. In questa terra che io sappia, abbiamo la misericordia". Interrogato: "Caterina moglie di Alessandro Targhetto è debitrice di ½ peso d'olio e ½ sacco di sale e non paga, ma non so di altri debitori dei luoghi pii. Non conosco alcuni sospetti di eresia, concubinato né altra persona scandalosa ed eretica".
Un certo Giovanni di Alessandro de Legrenzi di Piario. Interrogato [rispose]: "Sono circa venti anni che il Reverendissimo prete Oberto è nostro curato. Vero che è stato fuori un anno a Clusone ma sono quattro anni vi è tornato. Egli attende alla cura administrando li SS. Sacramenti celebrando li divini officii le feste […] predicando le domeniche et anco insegna la dottrina cristiana". Interrogato: "Egli tiene in casa una sua cognata vedova ed una sua nipote et quanto alla sua condotta non si intese alcuna cosa cattiva". Interrogato: "Abbiamo la scuola della Madonna d'entrata a bene non so quanto et quella del Corpus D.ni [Domini] non ha entrata alcuna". Interrogato: "Non so che alcuno sia debitore de legati eccetto una dona quale adeso hano mandato a dimandare né so che vi siano alcuni concubinarii, usuraii o altre persone scandalose". Interrogato: "Non abbiamo misericordia o altri luoghi pii". Alla presenza di me notaio
Il cronista aggiunge qualche intervento narrativo, con l'immagine del visitatore che dopo pranzo scende a cavallo da Valzurio fino a Piario. Segue la solita narrazione, piuttosto arida in quanto scandita dagli "Interrogatus respondit..." ma resa più vivace dagli interventi popolari e dalle denunce. Stranamente la relazione non si apre con l'interrogazione al sacerdote, ma alla gente del posto. Il primo è il sindaco.
La paga del sacerdote resta ancora invariata. La doppia espressione in lire e scudi conferma il calcolo già fatto in precedenza secondo cui uno scudo risulta pari a circa 7 lire (6 lire e 97 soldi). Infatti 48 x 7 = 336 lire.
Assieme alla paga invariato è anche l'insuccesso che la dottrina cristiana riscuote, in questo caso è specificata la causa: la pastorizia. Bisogna anche considerare le precarie condizioni economiche del piccolo villaggio che vanno ad inserirsi in quelle non certo migliori del resto della Lombardia, Italia ed Europa. Era normale impiegare tutto il tempo a disposizione e tutte le forze possibili nel lavoro.
La scuola del SS. viene a sostituire la discussa scuola di San Cristoforo, che da questa data in poi non è più citata, e ne deduciamo la soppressione. Tuttavia le rendite della nuova scuola sono pari a zero e inspiegabilmente si scopre la soppressione anche della misericordia. La scuola della Madonna, già al centro di polemiche proprio per la mancata osservanza della regola, presenta il problema ormai esasperato, che ha indotto il sacerdote a prendere drastiche soluzioni. Anche se la confraternita non ha accettato volentieri l'intervento del parroco.
Di interesse è il rovinoso calo demografico, che compensa l'aumento registrato appena sette anni prima: da 210 anime si passa a 185 con –25 unità. Di 185, però, ben 105 sono bambini. Dunque la mortalità, ancora una volta, raggiunge in maniera piuttosto virulenta soprattutto la popolazione adulta (o, in ogni caso, la natalità resta altissima).
Una sorta di giallo è invece cercare di capire quando esattamente prete Roberto è andato via e per quanto tempo. Nel 1590 afferma di essere a Piario da nove anni. Nel 1594 prete Arrighino dice di essere arrivato l'anno precedente. Quindi pre Roberto ha retto la parrocchia dal 1581 al 1593. Ora sappiamo essere tornato. E si afferma che la sua assenza è stata di uno o due anni. Quindi, al più, è tornato nel 1595. Ma l'intervistato Giovanni Legrenzi dice, nel 1601, che il sacerdote è tornato da quattro anni, ed è stato assente un solo anno. Se così fosse sarebbe dovuto tornare nel 1598, con una assenza nel 1597 – il che non combacia con la presenza di prete Arrighino (1593). Quindi o la sua assenza è durata più di un anno (e prete Roberto stesso dice "tranne gli anni in cui servii..." o nel 1601 erano passati più di quattro anni dal suo ritorno.
Decreti.
“Il tabernacolo del SS. Sacramento sopra l'altare si faccia adornare conforme alla visita passata in termine di sei mesi sotto pena del'interdetto e dentro non si conservi altro che la sola pisside con la particola consacrata. La pisside nella quale si conserva il SS. Sacramento si faccia commodare in termino di doi mesi sotto pena del interdetto. Si provvedi di una pisside d'argento piccola per portar alli infermi il SS.mo Sacramento. Si provedi di una crocetta con il crocifisso deante per tenir sul altare maggiore inanzi al tabernacolo. La scola del SS.mo Sacramento sia aggregata alla Minerva di Roma. Al battisterio si faccia dentro nel ciborio un tramezzo di legno sopra il quale si tenghi la scatola con li olii santi et si provedi d'una cazzettina d'otone decente col manico et d'una scatola per tenere dentro li vasi delli olii santi et d'una scatolina con la borsa di seta pavonazza per il vaso dell'olio delli infermi. Si provedi di vase decenti per poter pigliare li olii santi il Sabato Santo sopra li quali siano le lettere per poterli conoscere distintamente. All'altare di S. Cristoforo si faccia sopra un bello e honorevole coperto in termine di sei mesi. Si levino fuori dal coro quei voti di cera indecenti e quella restelera et s'accomodi luogo decente per l'avenire di poterli attaccare. All'Icona si faccia una bella coperta di tela et s'abbellisca ancor l'istessa icona [forse da intendersi come "ancona" dell'altare]. Al confessionali si faccia metter la sua lama con buchi piccoli in termine di quindici giorni. Li sindici della chiesa e del SS.mo Sacramento si mutino al più ogni due anni, li vecchi rendino li conti alli nuovi, in presentia del Rev.do Curato et tengano li conti con buon ordine. Li debitori paghino alla d(ett)a scola in termino di doi mesi sotto pena dell'interdetto et così quelli de la chiesa o sia per fitti o per legati o per contribuzioni o per qual si voglia cosa. Giovanni Giacomo debitor del legato del Comi detto Capriolo di tre messe all'anno sodisfi al passato et per l'avenire a ragione di 14 £ per messa così tassati da questa visita, sotto pena del'interdetto. Caterina di Alessandro Targhetto debitrice de la scola del SS.mo Sacramento di ollio et alli poveri di mezzo sacco di sale et di mezzo sacco di formento da farsi in pane da distribuire alli poveri sodisfi in termine di doi mesi sotto pena del'interdetto ipso facto. La stessa Caterina debitrice per legato come di sopra di far celebrare due messe all'anno sodisfi al passato et per l'avvenire a £ 14 per messa così tassata in visita sotto pena di interdetto”.
Il vescovo si è ricordato del tabernacolo da far dorare e, avendo notato che il suo decreto è stato disatteso, impone lo si faccia subito. Notiamo la particolare autorità e severità dei decreti stessi, dato che quasi tutte le ingiunzioni sono sotto pena "dell'interdetto". L'estinzione della scuola di S. Cristoforo ha ripercussioni sull'altare medesimo che, trascurato, ha bisogno di qualche operetta di sistemazione.
Sulla questione dei canepari delle confratrnite il vescovo dà ragione al sacerdote imponendo la loro sostituzione almeno ogni due anni.
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