[…] Perché il bene a venire del mondo dipende in parte da azioni di portata non storica; e se le cose, per voi e per me, non vanno così male come sarebbe stato possibile, lo dobbiamo in parte a tutti quelli che vissero con fede una vita nascosta e riposano in tombe che nessuno visita
G. Eliot, Middlemarch

sabato 3 settembre 2011

Gerolamo Regazzoni, 1590

“Lunedì 17 settembre del soprascritto 1590
Terminata la visita nel luogo di Villa d'Ogna e prima del pranzo il Reverendissimo Monsignor Vescovo entrò processionalmente nella chiesa parrocchiale di Sant'Antonio Abate di Piario e visitò l'altare del SS. Sacramento, le altre cose sacre della chiesa, gli altari e i paramenti e […] ritornando si diresse nella casa della chiesa parrocchiale di San Matteo di Villa dove era stato approntato il pranzo.
In chiesa, nello stesso giorno, dopo il pranzo.
Stabilì un colloquio con il reverendo presbitero don Roberto de Patronis da Clusone curato della predetta chiesa parrocchiale di Piario, che interrogato rispose: "Sono circa anni nove che esercito questa cura d'anime come mercenario di quelli homini et de licentia del reverendissimo or(dinari)o a bocca". Interrogato rispose: "Quella chiesa ha non so che entrata che non so quanta la quale entrata detti homini la mettono con quella della mi(se)ri(cordi)a qual è in quel luogo che manco so quanto abbia di reddito et a me danno £ 320 all'anno di questa entrata della chiesa et misericordia". Interrogato rispose: "Sotto detta cura sono circa 180 anime de' quali da comunione ve ne sono circa 90 et tutti sono confessati et comunicati". Interrogato disse: "Non so vi siano alcuni sospetti di heresia, et che sentino male della fede catholica ma quelle persone sono poco divotte che quantanche celebri il vespro le feste talvolta i giorni lavorativi pochi vi vengono che vanno facendo i fatti loro". Interrogato rispose: "Non vi sono concubinarii né usuraii publici né giocatori né bestemmiatori scandalosi". Interrogato circa altre cose disse di non sapere nulla di scandaloso. Interrogato rispose: "In detta chiesa non è la scuola del corpo di Xsto ma però vi si mantiene il SS.mo Sacramento con la lampada accesa. Vi ha la scola della Madonna et di San Joseph insieme la quale ha forse dieci scudi di reddito annuo, li quali non danno a poveri ma tende a multiplicarli, et danno li danari a usura a cinque per cento che non so a chi, ma se li danno fra loro governatori". Interrogato rispose: "Io ho in casa una mia cog(nat)a moglie d'un mio fr(ate)ello bandito et ho licentia da messere Reverendissimo a bocca che me l'ha concesso per mezzo di un certo messere prete Daniele Aquilina al hora vicario foraneo et curato di Ardese". Interrogato rispose: "Io insegnavo la dottrina Xtiana ma perché non mandano li figlioli io ho cessato. Dechiaro l'Evangelio le d(ome)niche et sono [suono, i.e. la campana] et faccio l'orazione la sera". Circa i legati non soluti disse: "Li scolari della scola di S. Christophoro qual si fa a Venezia per li homini di Pierio quali habitano là sono tenuti per obbligazione fatta per essi pagar £ 50 al anno per dar nella mercede del sacerdote celebrante nella predetta chiesa di Pierio et sono doi anni che non hanno pagato, et detta scola ha delle terre qui de quali recavano de fitto c(irc)a £ 70". Interrogato rispose: "Non so chi siano li fittuari ma se potia vedere chi sono li fittuari". Interrogato circa altre cose rispose: "Non so altra cosa scandalosa sotto questa cura".
Un certo Isacco di Roberto di Bartolomei de Giordani di Piario uomo di età circa cinquantaduenne caneparo e ministro della Scuola della Beata Maria Vergine testimone rispose: "Noi havemo messere presbitero Roberto nostro curato per sacerdote di buona vita et di buoni costumi et qual attende con diligenza alla cura delle anime nostre visitando li infermi et li amministra li s(an)ti sacramenti subito è avisato dechiara l'Evangelio le domeniche et ne esorta a ben fare reprendendoci de nostri vicii et peccati". Interrogato rispose: "Non havemo la scola del corpo di Xsto nella nostra chiesa ma havemo animo di mettergliela. La scola della Madonna può haver entrata di c(irc)a £ 70 quali reduchiamo insieme se ne avanzano di quelle puoche elemosine si fano ai poveri et li investimo in qualche proprietà facendo pagar un soldo per lira". Interrogato rispose: "Al nostro curato pagamo per sua provisione £ 336 et la casa et utensili. A questo […] £ 50 della scola di S. Xstoforo che si fa per li huomini habitanti in Venezia et il restante pagamo della entrata della vicin(an)zia che può essere c(irc)a £ 180 et il resto delle nostre borse a tanto per anima". Interrogato rispose: "Detto nostro curato ne esorta a mandar li figlioli alla chiesa per imparar la dottrina xstiana ma ve ne vanno puochi et se ve ne andasero l'insegnaria volentieri. Fa ben l'orazione tutte le sere et la sona et vi vano anco delle persone". Interrogato rispose: "Non sono in detto luogo sospetti di heresia et tutti si confessano et comunicano almeno una volta all'anno manco vi sono concubinarii et usurai publici salvo che Marc'Antonio di Alexandro di Legrenzi compera delle terre con patto di [com]perare et li affitta al venditore facendosi pagare a ragion del cinque per cento". Interrogato rispose di non sapere nulla circa altre cose. Sui legati, ancora, di non sapere nulla».

Finalmente la Parrocchia ha un sacerdote stabile, tale Roberto de Patronis, "mercenario" già da nove anni (quindi dal 1581). Dalla relazione si desume essere un buon sacerdote, più attento alla cura spirituale che non a reggere le finanze della Parrocchia. Infatti, dichiara di non sapere nulla circa i redditi della stessa. Dichiara che il proprio compenso è di 320 lire, anche se l'intervistato Isacco de Giordani parla di 336 lire più alloggio e utensili. Se lo confrontiamo con lo stipendio percepito da frate Cornaro nel 1571, ammontante a 204 Lire, possiamo ben dire che questo è notevolmente lievitato. Forse, proprio l'aumento di compenso ha attirato in paese un sacerdote stabile, quale appunto questo Roberto de Patronis.
Per quanto riguarda il numero di abitanti, la stima è leggermente calata: 180 abitanti invece dei 183 del 1575. Se la natalità resta comunque alta (90 bambini non da comunione significano esattamente la metà della popolazione), pare che la mortalità adulta in quegli anni subisse un lieve incremento.
Fa sorridere il commento del sacerdote sul tiepido senso religioso dei cittadini: quando celebra il vespro nei giorni lavorativi praticamente nessuno vi partecipa "ché vanno facendo i fatti loro". Anche la dottrina cristiana è stata interrotta per la non partecipazioni dei bambini.
Nella denuncia di "cose scandalose" il sacerdote si contraddice, in quanto afferma non esserci usuraio, mentre poi aggiunge che gli amministratori della Scuola di S. Maria e S. Giuseppe prestano denaro al tasso del cinque per cento. Per verificare la cosa, venne allora interrogato, senza accusarlo, tale Isacco de Giordani, caneparo di detta scuola, il quale, attribuisce la colpa ad un cert'altro Marc'Antonio di Alessandro di Legrenzi. Questo personaggio ci risulta essere stato sindaco di Piario per un anno dal dicembre 1581 e ancora, rieletto per gli anni 1582 e 1584.
Nella casa parrocchiale la funzione di domestica è assegnata ad una cognata del sacerdote, moglie di un suo fratello brigante. Viene citato il vicario di Ardesio Daniele Aquilina, che era morto da circa due mesi. Infatti si dice: "al hora [all'epoca] vicario foraneo".
Si distingue negativamente la scuola di San Cristoforo di Venezia, che da due anni non mantiene l'accordo di versare 50 £ come contributo per il mantenimento del curato. Eppure, dice, hanno terreni da cui ricavano un reddito di 70 £. La scuola di S. Maria e S. Giuseppe a detta del curato ha un reddito di 10 scudi e a sentire l'intervistato di 70 £. Facendo la debita proporzione si ricava il valore di uno scudo, cioè 7 lire.

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