[…] Perché il bene a venire del mondo dipende in parte da azioni di portata non storica; e se le cose, per voi e per me, non vanno così male come sarebbe stato possibile, lo dobbiamo in parte a tutti quelli che vissero con fede una vita nascosta e riposano in tombe che nessuno visita
G. Eliot, Middlemarch

domenica 11 marzo 2012

In Christi nomine. Amen

Alcuni dettagli di documenti dei secoli XV-XVII

Capolettera miniato "T" (elaborazione grafica), pergamena, XV secolo


Regola della Schola di Madonna Sancta Maria, carta, inizio XVI secolo (Inv. P-1)


Incipit di testamento, carta, 1541 (Inv. AS-03)


Incipit di scrittura notarile, 1609 (Inv. AS-01.1)


Incipit di scrittura notarile, 1615 (Inv. AS-01.2)


Incipit di scrittura notarile, 1690 (Inv. AS-01.3)

domenica 4 settembre 2011

Frammenti di Piario quattrocentesca

Alcuni riferimenti al nostro paese in documenti del XV secolo ci danno l'idea di come la comunità fin dall’epoca fosse una società viva, attiva e colorita.

1414
"Con sentenza 13 aprile 1414 li medesimi Giusdicenti Zanino fu Andrea Vitti e Venturino de' Romelli de' Fanzaghi, ambedue di Clusone, condannarono a morte Angelo fu Bernardo de' Capitani di Scalve che vicino alla piazza de' pagani aveva aggredito di notte ed assassinato Giovanni di Andreolo di Piario. La sentenza fu eseguita sulla piazza principale di Clusone". (Olmo L., Memorie storiche, 1906, p. 78).
È il primo documento che cita Piario e che sposta la datazione ufficiale di almeno 37 anni rispetto ai precedenti dati. Certo, la storiografia del nostro paese non inizia granché bene, trattandosi di un omicidio.

1452
"Il giorno sette del mese di giugno nel corrente anno dalla natività del Signore millesimo quattrocentesimo cinquantesimo secondo […] presenti i testimoni per questo motivo straordinariamente convocati e richiesti […] Patola figlio di Giovanni Legrenzi, Marco figlio di Andreolo de Giordani di Piario del comune di Clusone […] per l'inventario e la descrizione di tutti e singoli beni e oggetti tanto mobili quanto immobili e dei diritti della Chiesa di San Matteo di Villa..." (Archivio Parrocchiale di Villa d'Ogna).
In un altro documento datato al 10 ottobre si cita una testimone di Piario, tale Lucia Giordani (Archivio di Stato, BG, Fondo notarile, Notaio Stefano Bonvicini, faldone 307, Libro piccolo 1452-1456, pp.115v-116r).

1453
Uno dei testimoni per l’estimo della Chiesa Parrocchiale di Ardesio, il 3 aprile, è Tonino f. Salvini de Legrencis de Piario (Archivio di Stato, BG, Fondo notarile, Notaio Stefano Bonvicini, faldone 307, Libro piccolo 1452-1456, pp. 229v-233r).

1478
Il 28 maggio a Villa d’Ogna si riuniscono diverse persone, fra cui Manfredo q. Bertolame Manfredi de Giordani de Piario e Bartolomeo f. Bartolomaeo dito Belot de Legrencis de Piario, per decidere un piano onde scongiurare il diffondersi di un’epidemia di peste (Archivio di Stato, BG, Fondo notarile, Notaio Luca Bonvicini, faldone 404, Abbreviatura straordinaria 1, pp. 9v-11r).

1493
Contratto firmato il 18 maggio da Giovanni di Bartulino de Legrencis de Piario per dei panni di lana di Salonicco (Archivio di Stato, BG, Fondo notarile, Notaio Giovanni Antonio Bonvicini, faldone 932½, Libro piccolo 1488-1496, p. 200v).

Bernardino Costa, Canonico di Busseto, per conto di Giambattista Milani, 1601

Relazione.
“Il giorno 28 settembre 1601. Il giorno precedente consumato il pranzo l'Illustrissimo Reverendissimo andandosene dal luogo di Valzurio cavalcò [“equitavit” nell’originale] verso la terra di Piario dove subito dopo giunse e sceso da cavallo entrò nella chiesa parrocchiale di S. Antonio dello stesso luogo dove visitò il SS. Sacramento, i paramenti, i calici, la sacrestia e il cimitero.
Lo stesso giorno nella predetta Chiesa di S. Antonio di Piario un certo Vincenzo Giovanni di Pietro de Legrenzi di Piario sindaco della chiesa del predetto luogo venne per l'interrogazione, ricevuto, citato e ammonito. Interrogato [rispose]: "Sono venti anni circa che messer Roberto de' Patroni fa cura in questa terra ed è stato via due anni soli e poi è ritornato e ha stipendio di 335 lire imperiali. Egli fa il suo dovere nell'amministrare i santissimi sacramenti, celebra messa e vespro i giorni festivi e fa il sermone le domeniche e quest'inverno faceva catechismo […] ma questa estate non l'ha fatto perché i ragazzi son via con il bestiame". Interrogato […] "In casa ha sua cognata. Credo quanto alla sua persona non si intende cosa cattiva". Interrogato: "In questa chiesa non vi sono titoli alcuni, la scuola del Santissimo Sacramento quale non ha bolle alcune né ha alcuna entrata e la scuola della Madonna che ha un poco d'entrata, che non so quanto". Interrogato: "Sotto questa cura è la chiesa di S. Rocco dove si celebra alle volte messa e sta sempre chiusa. In questa terra che io sappia, abbiamo la misericordia". Interrogato: "Caterina moglie di Alessandro Targhetto è debitrice di ½ peso d'olio e ½ sacco di sale e non paga, ma non so di altri debitori dei luoghi pii. Non conosco alcuni sospetti di eresia, concubinato né altra persona scandalosa ed eretica".
Un certo Giovanni di Alessandro de Legrenzi di Piario. Interrogato [rispose]: "Sono circa venti anni che il Reverendissimo prete Oberto è nostro curato. Vero che è stato fuori un anno a Clusone ma sono quattro anni vi è tornato. Egli attende alla cura administrando li SS. Sacramenti celebrando li divini officii le feste […] predicando le domeniche et anco insegna la dottrina cristiana". Interrogato: "Egli tiene in casa una sua cognata vedova ed una sua nipote et quanto alla sua condotta non si intese alcuna cosa cattiva". Interrogato: "Abbiamo la scuola della Madonna d'entrata a bene non so quanto et quella del Corpus D.ni [Domini] non ha entrata alcuna". Interrogato: "Non so che alcuno sia debitore de legati eccetto una dona quale adeso hano mandato a dimandare né so che vi siano alcuni concubinarii, usuraii o altre persone scandalose". Interrogato: "Non abbiamo misericordia o altri luoghi pii". Alla presenza di me notaio Oberto de' Patroni esercitante la cura delle anime nella parrocchia di Piario. Interrogato: "Sono vinti anni che io exercito cura in questa chiesa eccetto l'ani che io servii il molto reverendo Arciprete di Clusone et ho salario di quarantoto scudi". Interrogato: "Nella detta chiesa non è capelania alcuna né chiericato: vi sono le scole de Corpus Dni, dela Madonna quali sono governate da sindici quali li cambiamo ogni anno eccetto Giovanni Stefano quale è sindaco della scola della Madonna et è tre anni che è sindico et per questo non l'ho voluto ammettere alli SS. sacramenti e quando lo cambiano renderò lo sacramento ma non vogliono che io vi intervenga". Interrogato: "Sotto la mia cura sono anime 185 circa de quali ve ne sono da comunione 80 circa et sono confesati et comunicati tutti eccetto Giovanni Stefano et suo figlio et […]". Interrogato: "Non sono nella mia cura altri debitori de' legati pii eccetto detta cosa non ho alcun sospetto d'eretici, manco concubinario, usuraio et altre persone scandalose […]".

Il cronista aggiunge qualche intervento narrativo, con l'immagine del visitatore che dopo pranzo scende a cavallo da Valzurio fino a Piario. Segue la solita narrazione, piuttosto arida in quanto scandita dagli "Interrogatus respondit..." ma resa più vivace dagli interventi popolari e dalle denunce. Stranamente la relazione non si apre con l'interrogazione al sacerdote, ma alla gente del posto. Il primo è il sindaco.
La paga del sacerdote resta ancora invariata. La doppia espressione in lire e scudi conferma il calcolo già fatto in precedenza secondo cui uno scudo risulta pari a circa 7 lire (6 lire e 97 soldi). Infatti 48 x 7 = 336 lire.
Assieme alla paga invariato è anche l'insuccesso che la dottrina cristiana riscuote, in questo caso è specificata la causa: la pastorizia. Bisogna anche considerare le precarie condizioni economiche del piccolo villaggio che vanno ad inserirsi in quelle non certo migliori del resto della Lombardia, Italia ed Europa. Era normale impiegare tutto il tempo a disposizione e tutte le forze possibili nel lavoro.
La scuola del SS. viene a sostituire la discussa scuola di San Cristoforo, che da questa data in poi non è più citata, e ne deduciamo la soppressione. Tuttavia le rendite della nuova scuola sono pari a zero e inspiegabilmente si scopre la soppressione anche della misericordia. La scuola della Madonna, già al centro di polemiche proprio per la mancata osservanza della regola, presenta il problema ormai esasperato, che ha indotto il sacerdote a prendere drastiche soluzioni. Anche se la confraternita non ha accettato volentieri l'intervento del parroco.
Di interesse è il rovinoso calo demografico, che compensa l'aumento registrato appena sette anni prima: da 210 anime si passa a 185 con –25 unità. Di 185, però, ben 105 sono bambini. Dunque la mortalità, ancora una volta, raggiunge in maniera piuttosto virulenta soprattutto la popolazione adulta (o, in ogni caso, la natalità resta altissima).
Una sorta di giallo è invece cercare di capire quando esattamente prete Roberto è andato via e per quanto tempo. Nel 1590 afferma di essere a Piario da nove anni. Nel 1594 prete Arrighino dice di essere arrivato l'anno precedente. Quindi pre Roberto ha retto la parrocchia dal 1581 al 1593. Ora sappiamo essere tornato. E si afferma che la sua assenza è stata di uno o due anni. Quindi, al più, è tornato nel 1595. Ma l'intervistato Giovanni Legrenzi dice, nel 1601, che il sacerdote è tornato da quattro anni, ed è stato assente un solo anno. Se così fosse sarebbe dovuto tornare nel 1598, con una assenza nel 1597 – il che non combacia con la presenza di prete Arrighino (1593). Quindi o la sua assenza è durata più di un anno (e prete Roberto stesso dice "tranne gli anni in cui servii..." o nel 1601 erano passati più di quattro anni dal suo ritorno.

Decreti.
“Il tabernacolo del SS. Sacramento sopra l'altare si faccia adornare conforme alla visita passata in termine di sei mesi sotto pena del'interdetto e dentro non si conservi altro che la sola pisside con la particola consacrata. La pisside nella quale si conserva il SS. Sacramento si faccia commodare in termino di doi mesi sotto pena del interdetto. Si provvedi di una pisside d'argento piccola per portar alli infermi il SS.mo Sacramento. Si provedi di una crocetta con il crocifisso deante per tenir sul altare maggiore inanzi al tabernacolo. La scola del SS.mo Sacramento sia aggregata alla Minerva di Roma. Al battisterio si faccia dentro nel ciborio un tramezzo di legno sopra il quale si tenghi la scatola con li olii santi et si provedi d'una cazzettina d'otone decente col manico et d'una scatola per tenere dentro li vasi delli olii santi et d'una scatolina con la borsa di seta pavonazza per il vaso dell'olio delli infermi. Si provedi di vase decenti per poter pigliare li olii santi il Sabato Santo sopra li quali siano le lettere per poterli conoscere distintamente. All'altare di S. Cristoforo si faccia sopra un bello e honorevole coperto in termine di sei mesi. Si levino fuori dal coro quei voti di cera indecenti e quella restelera et s'accomodi luogo decente per l'avenire di poterli attaccare. All'Icona si faccia una bella coperta di tela et s'abbellisca ancor l'istessa icona [forse da intendersi come "ancona" dell'altare]. Al confessionali si faccia metter la sua lama con buchi piccoli in termine di quindici giorni. Li sindici della chiesa e del SS.mo Sacramento si mutino al più ogni due anni, li vecchi rendino li conti alli nuovi, in presentia del Rev.do Curato et tengano li conti con buon ordine. Li debitori paghino alla d(ett)a scola in termino di doi mesi sotto pena dell'interdetto et così quelli de la chiesa o sia per fitti o per legati o per contribuzioni o per qual si voglia cosa. Giovanni Giacomo debitor del legato del Comi detto Capriolo di tre messe all'anno sodisfi al passato et per l'avenire a ragione di 14 £ per messa così tassati da questa visita, sotto pena del'interdetto. Caterina di Alessandro Targhetto debitrice de la scola del SS.mo Sacramento di ollio et alli poveri di mezzo sacco di sale et di mezzo sacco di formento da farsi in pane da distribuire alli poveri sodisfi in termine di doi mesi sotto pena del'interdetto ipso facto. La stessa Caterina debitrice per legato come di sopra di far celebrare due messe all'anno sodisfi al passato et per l'avvenire a £ 14 per messa così tassata in visita sotto pena di interdetto”.

Il vescovo si è ricordato del tabernacolo da far dorare e, avendo notato che il suo decreto è stato disatteso, impone lo si faccia subito. Notiamo la particolare autorità e severità dei decreti stessi, dato che quasi tutte le ingiunzioni sono sotto pena "dell'interdetto". L'estinzione della scuola di S. Cristoforo ha ripercussioni sull'altare medesimo che, trascurato, ha bisogno di qualche operetta di sistemazione.
Sulla questione dei canepari delle confratrnite il vescovo dà ragione al sacerdote imponendo la loro sostituzione almeno ogni due anni.

Giambattista Milani, 1594

Relazione.
“Il giorno primo di agosto 1594. Fu convocato a rapporto il reverendo presbitero Arighino de Albricis che detiene la cura delle anime nel luogo di Piario e interrogato rispose: "Dal mese di ottobre in qua ho exercitato la cura nella chiesa parrocchiale di S. Antonio del luogo di Pierio de licentia del molto reverendo mons. vicario espiscopale". Interrogato rispose: "Detta chiesa non è titolata ma la visinanza vi fa celebrar per far la cura". Interrogato: "Hanno alcuni beni lasciati alla vicinanza et alla chiesa i quali incantano et crede ne cavino e £ 200 che non so […] ed a me danno £ 335 a ragion d'anno. Le anime di quella cura sono ca. 210 de' quali ve ne sono da comunione ca. 90 et tutti sono confessati e comunicati". Interrogato rispose: "In detta chiesa non sono benefici alcuni né cappellanie titulate ch'io sappia". Interrogato disse: "Vi è la scola del corpus D(omi)ni senza entrata, quella della Madonna che ha entrata ca. £ 40 et la scola di S.to Xstoforo quale fanno a Venetia quelli homini di detto luogo quali stanno a Venetia et pagano £ 50 alla visinanza per mantenere il curato. Quella del corpo di Xsto non è aggregata ad alcuna confraternita di Roma". Interrogato rispose: "Vi hanno una mi(se)ri(cordi)a di reddito di £ 15 in ca. et la danno nella mercede del curato". Interrogato rispose: "Non tengo donne alcune in casa per mia servitù". Interrogato rispose: "Io ho insegnato la dottrina x.na [cristiana] fin alla Pasca passata ma da l'hora in qua no perché non vi vengono. Sòno et faccio l'orazione della sera in chiesa". Interrogato rispose: "Prete Roberto de Patroni ha portato via il libro dei battezzati e dei matrimoni et non l'ha voluto dare et io ho tenuto conto di quelli ho battezzati e de matrimoni fatti sopra una carta et ho detto alli homini si facciano restituire il libro o ne provedano un altro". Interrogato rispose: "Non vi sono alcuni sospetti di heresia né concubinarii né adulteri né usuraii pubblici". Interrogato circa altre cose disse: "Non vi è alcun scandalo [se non] che una figliola del Bon Salvinello moglie di Betino Panza et sta separata da lui habitando in casa del padre che non so per qual causa et alla Pasca non volendola admettere mi promise di ritornare col marito et vi ritornò et gli è stata per quatro dì et poi si partì et non vi è più ritornata". Interrogato circa altre cose disse: "Io non ricordo altro". Un certo Isacco di Bartolomeo de Giordani di Piario messere dei confratelli della scuola della Beata Maria Vergine, uomo di cinquantacinque anni d'età […] sotto giuramento interrogato disse: "Messer prete Arighino di Albrici fa la cura della nostra chiesa parrocchiale di S. Antonio di Pierio". Interrogato disse: "Noi si contentiamo del suo governo et di lui non si posso dire se non che è troppo liberale et lui spende volentieri del resto su di lui non conosco scandalo alcuno et lui attende molto bene alla cura et pur dechiara l'Evangelio, è vero che talvolta è un poco lungo". Interrogato disse: "Non […] dopo che […] ha tenuto in casa donna alcuna". Interrogato disse: "Io non so che in detto luogo siano alcuni sospetti di heresia". Interrogato disse: "Manco vi sono concubinarii né usuraii pubblici né altre persone scandalose". E […] su altre cose interrogato disse di non sapere nulla di scandaloso».

Il sacerdote precedente, Roberto de Patronis, si è allontanato per circa due anni e nel frattempo è sostituito da Arighino de Albricis. Ma prete Roberto tornerà per rimanere almeno fino al 1601. Il sacerdote lamenta il fatto che questi abbia sottratto i libri dei battezzati e dei matrimoni. Nei decreti vedremo come il vescovo ordini l'immediata restituzione dei registri, pena la sospensione. Dobbiamo ragionevolmente pensare che tale disposizione sia stata prontamente eseguita, se poi vediamo ritornare il de Patronis come sacerdote. Credo anche sia necessaria una piccola riflessione. La grave pena minacciata dal Vescovo per il furbo sacerdote lascia intendere quanta importanza veniva data a tali registri, soprattutto se consideriamo che allora era una innovazione molto recente, sancita dal Concilio di Trento. Vi sarete resi conto che praticamente ovunque le maggiori informazioni sulle comunità cristiane sono date da questi registri, compilati con cura dai rettori delle Parrocchie. Nel caso de Albricis-Patronis sopra trattato, a dire il vero, si tratta più di una questione economica: la carta all'epoca non doveva essere così economica come oggi...
Il movimento demografico ha acquisito un'impennata non indifferente: 210 anime di cui 90 da comunione. I conti tornano. In quattro anni sono nati almeno trenta bambini, mentre il numero degli adulti è rimasto, in generale, invariato. E' un piccolo momento storico per Piario, dopo venticinque anni di ristagno demografico finalmente si raggiunge e supera la soglia delle due centinaia.
Per quanto riguarda le confraternite possiamo dire che i parrocchiani hanno mantenuto la loro parola, espressa quattro anni prima, e hanno fondato la scuola del SS. Sacramento (che nei vari documenti riceve i nomi più diversi: del Corpo di Cristo, del Corpus Domini, del Sacramento), tuttavia la giovane istituzione non ha ancora un reddito.
L'intervistato di turno è ancora tale Isacco de Giordani. Abbiamo la prova essere la stessa persona citata nel 1590 sia perché è ancora confratello (addirittura caneparo?) della confraternita di S. Maria sia perché dai suoi 52 anni è passato ai 56 non ancora compiuti.

Decreti.
“Nella Xsa [chiesa] parrocchiale di S. Antonio abate di Piario.
Si accomodi l'altar maggiore con la malta coprendolo con la tela incerata. Si faccia dorare il tabernacolo. Si ponga il confessionario attaccato alla ferata del choro. Si faccia indorara il calice sconsacrato. Si faccia una cappa al Battisterio per riparo dell'acqua e della polvere. Prete Arrighino ricuperi il libro dei battezzati e dei matrimoni da prete Roberto de Patroni pagandoli la carta e niente più. Et detto prete Roberto sia tenuto a darglieli subito sotto pena di sospensione”.

Inventario delle SS. Reliquie conservate nella Parrocchiale di Piario

Reliquie custodite nella Parrocchiale di Piario

1. Dal legno della Santissima Croce. Cristallo in forma di croce con filigrana d'argento, filo di seta rossa e bolla con stemma del Vescovo di Bergamo Gianpaolo Dolfin; nessun cartiglio. Atto di autenticità emesso dal Vescovo di Bergamo Gianpaolo Dolfin il 17 marzo 1812. Reliquiario in legno e lamina d'argento con dorature, 1810.

2. Dal velo di seta in cui furono avvolte le ossa di Sant'Agostino Aurelio Vescovo e Dottore della Chiesa. Cristallo ovale con capsula d'argento; cartiglio: “S. August. E. D.”; stampa a inchiostro nero. Atto di autenticità emesso dal Card. Costantino Patrizi Vicario Generale il 9 agosto 1872; donato alla Chiesa Parrocchiale di Piario dal Parroco Agostino Tomasini il 19 marzo 1896.
Dalle ossa di Sant'Antonio da Padova. Cristallo ovale con capsula d'argento; cartiglio: “Antony de Padua”; M, n. Atto di autenticità emesso il 30 aprile 1738.
Reliquiario unico in legno e lamina d'argento.

3. Dalle ossa del Beato Alberto Confessore da Villa d'Ogna. Cristallo ovale con capsula d'oricalco, filo d'oricalco; cartiglio: “Ex ossibus B. Alberti Ville”; manoscritto a inschiostro nero. Atto di autenticità emesso il 14 marzo 1865; donato alla Chiesa Parrocchiale di Piario dal sacerdote Luigi Giudici di Piario il 30 agosto 1882.
Dalle ossa, vesti e ceneri compatte di San Pio V Papa. Cristallo grande ovale con ghiera d'argento, filo di seta rossa e bolla con stemma, cartiglio: “De ossibus et vestibus B. Pii P.P. V” e "Ex cineribus numisma compactum"; manoscritto a inchiostro nero. Atto di autenticità emesso il 28 maggio 1708.
Reliquiario unico di legno e lamina d'argento con bronzature.

4. San Francesco d'Assisi e San Benedetto Abate. Unico cristallo ovale con capsula d'argento (?); cartigli: “S. Francisci Ass.” e “S. Benedicti Abb.”; manoscritto a inchiostro rosso. Reliquiario in legno con lamina d'argento.

5. Dalle ossa di San Luigi Gonzaga. Cristallo ovale con capsula d'oricalco, filo di seta rossa e stemma del Vescovo di Bergamo Gianpaolo Dolfin; cartiglio: “S. Aloysy: Gon:”; manoscritto a inchiostro rosso. Atto di autenticità emesso dal Vescovo di Bergamo Gianpaolo Dolfin il 19 gennaio 1802. Reliquiario in legno con lamina d'argento.

6. Dalle ossa di Sant'Antonio Abate. Cristallo ovale con capsula d'oricalco; cartiglio: “S. Antony Ab.”; manoscritto a inchiostro nero. Atto di autenticità emesso il 30 aprile 1738. Reliquiario in legno con lamina d'argento.

7. Dal sacro velo della Beatissima Maria Vergine. Cristallo ovale con capsula d'oricalco, filo di seta rossa e sigillo del Card. Pietro de Majo Vescovo Insulano; cartiglio: “Vel B. V. M.”; manoscritto a inchiostro nero. Atto di autenticità emesso dallo stesso Pietro de Majo il 25 gennaio 1745, donato alla Chiesa Parrocchiale di Piario dal Parroco Manfredo Perolini de' Piscatoribus il 25 agosto 1747. Reliquiario in legno con lamina d'argento.

8. Dal velo di seta in cui fu avvolto il mantello di San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria. Cristallo ovale con capsula d'argento; cartiglio: “S. Joseph. Sp.”; stampa a inchiostro nero. Atto di autenticità emesso dal Card. Costantino Patrizi Vicario Generale il 9 maggio 1872; donato alla Chiesa parrocchiale di Piario dal Parroco Agostino Tomasini nel 1882. Reliquiario in legno con lamina d'argento.

Inventario Pergamene, XV secolo

Inventario Pergamene XV secolo
Frammenti di pergamene recuperati da legature di codici del XIX secolo

Inventario del Fondo "Mons. Speranza"

A. Su Piario e zona




B. Su Mons. Speranza



C. Di o A Mons. Speranza e sotto il suo Episcopato








D. Su Bergamo (Governo e Curia Vescovile pre e post Speranza)