[1r] Dopo d’essersi maturamente stabilito nel luogo solito della spettabilissima Communità d’Ardese ed aver a pieni voti approvato di far solennamente una gran festa ad onore del Legno Santissimo di Santa Croce, d’una santa reliquia di Sant Giorgio Titolare della Parrocchia, e del corpo di Sant’Innocenzo Martire, e Protettore dell’istessa, a motivo d’essere stato questo paese preservato da una epidemia bovina, e d’altre maligne influenze, che d’ogni intorno ne paesi circonvicini infestavano; fissossi quel giorno li 23 d’ottobre del anno 1746 di metter mano, ed attendere di proposito a preparamenti necessarii, e convenienti per più solennizare un tal giorno determinato, qual fu li 25 di giugno dell’anno 1747 in domenica. [1v] E però eletti furono a tal effetto, e deputati li li [sic] Sig. Sig.ri Andrea qm. Gio. Maria Agliardi communamente chiamato, essendo tale, l’Alfiere, ed Alessandro qm. Bartolomeo Fornoni communamente chiamato il Simoncino. Uomini capacissimi ed abilissimi per ridurre a gran decoro del luogho, ed a gloria sovragrande del Cielo a termine un’opera si eccellente, quale fu questa. Ordinatosi adonque, e in primo luogho da questi Sig.ri Deputati il trasporto dell’organo vecchio con l’aggionta di molte altre canne, registri, e fatture, ed alestitasi la gran cassa di questo sì maestosa, e nova come si vede, furono ordinate parimenti le due nicchie da essi Sig.ri Deputati di finissimo marmo, altresì dene di tutta la meraviglia per ivi poi dentro collocarvi, e le sante sovranomate Relliquie, l’Oglio Santo per gl’infermi.
Corsa la fama di questa risoluzione e di un sì nobile preparamento, è gionta all’orecchio di Monsign. Ill.m Vescovo Redetti Antonio saggiamente bene stimossi da esso il doversi fare in tali circostanze di tempo la sempre [2r] pensata Consacrazione di questo Tempio Prepositurale, che magnifico al di fuori, non men, che al di dentro preparavasi tutt’or per via più adornarlo: affatto risoluto che per qualonque incomodo, o impicchio, che accaderglii potesse, sempre di portarsi in persona non solo per farsi da esso la Consacrazione della Chiesa Prepositurale ma per anco solennizare con magior festa, e pompa la determinata Funzione. Prencipiossi per tanto l’superbissimo ornamento, che ne capi de più Paradori forastieri rivolgevansi l’idee, e dato principio alla fontana del Sign. Preosto in adornarsi la strada con un gran portone all’ingresso, indi seguendo da ogni lato, e sopra si coprì di sandaline, damaschi, e pannine d’ogni colore fatte condurre da Clusone, Vertova, Leffe, Alzano, e da Bergamo a tale effetto.
Sovra il portone eravi alzata come una grande radiante stella, e collocata alla pontura d’un di lei raggio una virtuosa inscritzione, che annotava il fine avuto, l’patrocinio impetrato per il di cui onore si era fatta una tal mossa si strepitosa. Tutto il segrato era come una gran sala addobbata sopra, e d’ogni intorno, e non solo stendevasi sin alli intorno [2v] della Chiesa Prepositurale, ma coperto era di damaschi, tele, carte a pittura, pannine, quadri, e d’altri ornamenti tutto l’intiero circolo delle due strade, che conducono, e riconducono dalla Terra alla Chiesa, e dalla Chiesa alla Terra, cioè, dall’sopradetto segrato sino al Ponte del Rino, ove si era formato un bellissimo altare, e dal Ponte del Rino sino all’istesso segrato per ambidue le strade del Rosario, e della Madonna. Tra tanto preparatosi il tutto, e gionto il tempo della gran festa sei rev.di sacerdoti d’Ardese si partirono a ventitre ore incirca per Bergamo, e viaggiando a cavallo con un uome avanti a piedi per tutta quella notte, umigliati i loro rispetti a Monsign. Ill.mo Vescovo l’accompagnarono sino a Vertova, il quale parte in portantina, e pare in carossa arrivato non vedeva l’ora di ripartirsi per Ardese benchè il caldo della stagione minacciavali grande polvere, e sudore. Preso però alquanto di ristoro, indi a poco duopo circa l’ore dieci nove accompagnatosi partì dal Convento de Rev.di Padri Capuccini con tutta la di lui servitù, quali erano: [3r] due staffieri, un cameriere, due cochi, due rev.di sacerdoti di casa, segretario, e caudetario con adietro il Sign. Andrea Zucchi Arciprete, ed altri sei Canonici: l’uno Gierolamo Pietrobelli, il secondo Gio. Pissenti, il terzo Alessandro Asperti, il quarto Batt.a Zanchi, il quinto Gio. Lupo, il sesto Antonio Maria Alessandri con tutti i loro rispettivi servitori; duopo questi era seguito dal Sig.r Preosto d’Ardese Gio. Batt.a Rota, e dal Sig.n Curato di Boario Giorgio Fornoni colà ambi portatisi per tal fine. Di poi venivano parimenti a due a due li sei Rev.di sacerdoti sopranominati, che s’erano portati la sera a Bergamo, quali erano: il Sign. Dr. D. Pietro Michele Cacciamali Decano del Clero, il Sign. D. Andrea Zamboni Viceparoco, il Sign. D. Giacomo Gadaldini di Pietro, il Sign. D. Gio. Batt.a Calvi, il Sign. D. Gioseppe Martinelli, ed il Sign. D. Giacomo Mazzi Capellano della Madonna. Finalmente lo seguivano il Sign. Dr. Alessandro Valli Cancelliere, li due Sig.ri Deputati, due Chierici, altri preti, e signori secolari, che tutti a cavallo si portarono in corteggio di Monsign. per Ardese. [3v] Ma quello, che qui devesi ben considerare si è, che oltre molti uomini a piedi d’Ardese, e stipendiati tutti dal detto Commune per ciò, che a sì numerosa, e nobile comitiva accorrer poteva; avanti si portavano dodeci Corazze, o sijno dodeci Capelletti a cavallo, che procedevano con sciabba sfoderata il Nostro Gran Prelato, quali tutti oltre le spese dise, e del cavallo per ciascuno glij era contribuita una abondante onoranza. Pervenuto Monsign. così accompagnato da quaranta, e più, a cavallo sino alla santella di Santa Croce al suono di tutte le campane d’Ardese, si fece un strepitosissimo sbaro di mortari su l’eminente di San Pietro, così che inteneriva a vista, ed udito di suoni, tuoni, mormorij, ed accompagnamenti per sino glij cuori più indurati per la tenerezza. Entrato Monsign. dirò così a stento per la gran folla di Popolo ivi concorso nel gran Tempio Prepositurale per adorare il Santissimo Sagramento, duopo passò alla Magnifica, e commodissima casa del Sign. Preosto riposando tutta quella notte sino alla mattina [4r] susseguente, che era la vigilia di Sant Gio. Batt.a.
Ma perché in tale giorno cadè la gran solennità dell’Apparizione dela Beata Vergine delle Grazie d’Ardese, a buon’ora il detto Monsign. Prelato vuolse colà portarsi a celebrare la Santa Messa asistito da Sig.ri Canonici, co’quali pure in soglio asistè al Panegirico fatto dl Sign. Curato Cassotti della Terra dell’Onore. Passato tutto quel giorno in grande solennità, pompa, e festa con suoni, e canti de più bravi orchestri, e musici saliti su doppie canturie, ala sera di tale Apparizione approssimandosi il giorno della Consecrazione della Chiesa Prepositurale, che fu il giorno di Sant Gio. Batt.a si preparò tutto ciò, che abbisognava per far con magior decoro, e rappresentar con maggior mistero una sì santa funzione. Ed ora si osservi, che nulla ho detto degl’ornamenti fatti al di dentro di codesto Tempio, perché dovendosi fare una tale funzione secondo il rito del Pontifical Romano, era di necessità che fossero spogliati de sacri ornamenti non solo gl’Altari, ma ancor le muraglie e tutto il piano di detta Chiesa. Riposto adonque il Santissimo Sagramento nella Chiesa de Disciplini, e fattasi avanti [4v] la porta della Chiesa Maggiore come una galante saletta, compresa della gran sala del sagrato, Monsign. con glij asistenti, e ministri necessarij secondo il Rito del Pontifical Romano die principio a questo funzione quale quanto è misteriosa, e altresì longa, perché durò per lo spazio di ore tre, e mezza incirca, compito il qual tempo detto Monsign. con l’asistenza de Sig.ri Canonici in cappa magna celebrò la Santa Messa. Venuto finalmente il tempo più strepitoso della Maggior Funzione, quale era quello, che da ogn’un con grandissimo desiderio si aspettava: duopo pranzo, ai primi vespri con suon di tutte le campane, con sbaro di più mortari, con composizioni delle più studiate da musici cantandosi prima al Vespro nell’esposizione del legno della Santa Croce, e delle Sante Relliquie l’inno sacro del Vexilla Regis prodeunt queste con gran pompa, e decoro si esposero accese ottanta e più candele di lirette quattro per ciaschuna, cerioli sei, e dodeci torcie. Indi dal Sign. Arciprete del Domo si cantò con i Sig.ri Canonici asistenti i primi Vespri a musica, ed alla riposizione. [5r] Infine de sovradetti Tesori come in principio con strepito ancora di più mortari si terminò quella sacratissima funzione con una santa impazienza de presenti di nuovamente rivederli sul sacro Altare con sì mirabile cimetria alla mattina collocati. Accressiuto a luminoso teatro risplendevano duopo un numero di Messe grandissimo celebrate in onore, ed a costo commune della Solennità; preparatosi il tutto dal Cerimoniario del Domo per cantar pontificalmente la Santa Messa si dié principio, e si terminò le pontificali funzioni col restar però esposto in tutta quella ben longa giornata i santissimi tesori. Qui taccio la compita, mirabile, e continova assattezza e modestia di Monsign. pontificalmente celebrando. Nulla pure io dico, dell’istesso del Sig.ri Canonici asistendo. Nulla dell’umiltà del Sign. Preosto, e del Sign. Dr. Valli con vaso d’acqua, e mantile servendo, ma solo mi fermo alquanto, perché degno da non preterirsi, sopra quella prontezza, saviezza, e spirito veramente ecclesiasticho, col quale non già solo nella presente funzione, ma in tutte servivano gli Rev.di Sacerdoti del Clero [5v] d’Ardese, pronti, e di più capaci a far tutto in onore di questi Tesori così che in commendazione di essi ne men Monsign. in tutto quel tempo non ebbe occazion’ di lamentarsi, non che di correggere tanto più – così stimabile – per esser ad alcuni di essi la funzione pontificale come cosa nuova, e non più veduta la loro saviezza adonque, e circumspizione, che concordevolmente tra essi splendeva fu per di poi che fece essere cosa facile l’ordinarsi dopo tali Pontificali fatti come il giorno di Pasqua, o di Natale nella Cattedrale di Bergamo, la processione duopo il vespro cantato dal Sig. Arciprete, nel quale, sebene Monsign. per altri affari della Vicaria non v’intervenne, non volse però omettere di dare esso in persona col legno della Santa Croce la Santa Benedizione. Questa ordinanza di processione fatta e dal Sign. Maestro delle Cerimonie del Domo, e da Rev.di d’Ardese fu quella, che veramente compì la maraviglia universale in tutti, e che tutti fece restar attoniti, sembrando quasi essere cosa impossibile, che fiasi in un paese al monte, e tra monti de più scoscesi, non che se [6r] stata, e fosse fatta in una Città anche delle più doviziose, e delle più nobili. Ordinatasi pertanto la processione in tal forma: avanti portavasi la croce de figliuoli in mezzo a due candelieri con candele accese, indi seguivano le tre confraternite delle tre scole: del Santissimo, e del Suffragio, e del Confalone, ciaschuna co’ soi paglij e due dopieri accesi, ed a due torcie ben pesanti portando ogn’un de confratelli la solita candela in mano tutti a due a due con compostezza, e modestia, benché fossero in gran numero. Di poi si portava da un chierico una grand’ Croce d’argento adorata in mezzo a due torcie accese, qual croce seguivano a due a due sacerdoti, e curati sino al numero di ventiquatro ogn’un portando la torcia accesa di lirette quattro, a quali veniva un turiferante avanti il baldechino delle Relliquie de Santi portati, e ben ornati sovra il quadrelletto della Madonna del Santissimo Rosario. Le quali Relliquie de Santi erano portate da quatro sacerdoti su le loro spalle, d’ogni intorno circondate da [6v] otto torcie, che figliuoli in figura de paggi si portavano, come pure da quatro soldati da Bergamo che su l’arma le fiancheggiavano. Dopo questi venivano ventiquatro uomini grandi, tra quali v’erano tutti i camerieri di Monsign. e de Sig.ri Canonici riputandolo un gran’ onore compartitogli, che con cotta portavano ventiquatro torcioni di lirette dodeci per ciaschuna quali posatamente da lontano a due, a due erano seguiti da due asistenti, e dal Sign. Maestro delle Cerimonie con adietro un turifenrante, al quale immediatamente seguivano dieci preti con cotta, e puviale di drappi superbissimi.
Finalmente si portava dal Sign. Arciprete del Domo il sacro ostensorio del Sacro Legno di Santa Croce con attorno gl’asistenti Sig.ri Canonici vestiti con camice, e tonicelle di brocato d’oro, con due preti: Diacono, e sottodiacono; sempre al sopra coperto dal Baldacchino portato da quattro curati della Vicaria, a lato de quali v’erano sempre [7r] otto soldati da Bergamo in atteggiamento di difesa e posti in bell’ordine seguendo così per tutta la ben longa processione sotto il coperto delle due strade: cioè dalla Chiesa Prepositurale al Fiume Rino, e dal Fiume Rino sino alla Chiesa, come altrove ho annottato. Ell’era poi sì grande la folla del popolo ivi, che per vedere era concorso, che sebene una gran parte di esso processionalmente seguiva il baldechino del Legno di Santa Croce con la candela accesa in mano di tutti, nulla di meno però una gran altra parte ell’era e negl’angoli delle case, e su le porte, e nelle crociere delle strade, e su le finestre, non potendosi in conto alcuno, se in processione si fosse ordinata, capire, non già dico nel vastissimo Tempio, ma né pure nel circolo della processione stessa, benchè longhissima. Gionti in Chiesa, che furono li Sacri Ministri tutti, e ripostisi sul Sacro Altare Maggiore in linea recta un sovra l’altro i Sacri Tesori tutti si ritirarono a loro respettivi sedili perché comparendo tantosto Monsign. Vescovo co’ doi altri Sig.ri Canonici in cappa magna, e vestitosi de sacri paramenti comanda, intonando [7v] esso il Sacro Inno Te Deum e preseguendoci a capella, che si ringraziasse l’Altissimo delle grazie ottenute, e finalmente volse, preso il sacro ostensorio della Santissima Croce pontificalmente conchiudere la solennità col dar esso la santa benedizione a tutto quel numerosissimo popolo per poi immediatamente riporre que Sacri Tesori ne loro honorevolissimi luoghi, come infatti subito si fece da quatro sacerdoti del paese accompagnati con lumi di più torcie. Terminata questa santa, e solennissima funzione col sacro inno Vexilla Regis prodeunt come si era fatto da bel principio all’esposizione cantato pure da musici a sono d’istrumenti piferi, tamburro, e trombe, che rassomigliavano canti, e suoni di voci, e trombe angeliche, tutti si partirono consolatissimi per le loro case con gran quiete, e conpunzione di cuore per prepararsi poi per la mattina susceguente almen molti di essi a ricevere il sagramento della Cresima da Monsign. Vescovo confessandosi da molti confessori preparati a questo fine, e communicandosi per mano del Prelato, benchè questo riuscì di non poco incomodo, e fatica di esso. E che ne fosse il vero, benchè pensier suo fosse di cresimare solamente quelli d’Ardese, [8r] e sua Vicaria, ciò pure non si osservò, ma furono cresimati tanti quanti, che col bolettino rispettivamente de loro Parochi, benchè lontanissimi anche d’altra Diocesi comparivano; onde lascio considerare quanto la bontà di questo gran Prelato si sarà affaticata, tanto più che per il grondante sudore, che trapassava pure li sacri paramenti da ora in ora sedendo per prendere qualche riposo, allora più che mai si affaticava, stimandolo quasi tempo perso quello che servir doveva a suo solievo, tanto più dissi; perché in quel tempo davasi alla predicazione, ed instruzione de popoli, qual fu fatta almen cinque o sei volte in cinque o sei ore incirca di laboriosissima fatica. Riuscito però il tutto felicemente a contento universale di tutti per esser riuscito senz’alcuna disgrazia né de disgusti, né di discordie, né di risse, né di sedizioni, o ladroneggi, o altro, il che è moralmente impossibile in folle si numerose di persone d’ogni stato, d’ogni paese, d’ogni condizione, a gloria del Cielo, ad onore del Legno di Santa Croce, delle Relliquie de Santi, e non meno che ad onore perpetuo di questa spettabilissima Communità d’Ardese tutti confortati, consolati, e giulivi si partirono per le loro Terre, e case altro non [8v] facendo, che via più celebrare le glorie dell’Altissimo, e di questa nobilissima funzione con sì vasta idea principiata, e con sì gran decoro premeditavasi, e compitamente esseguita. Se bene però si osserva nullo ho detto del magnifico apparato di questo Tempio Prepositurale, che al di dentro sembrava quell’altro Paradiso in terra che glij stimatissimi addobbi, co’ quali egl’era adorno. E se bene a far un tal ornamento, a dir il vero, non mancarono gl’altri paesi tutti circonvicini, specialmente Gromo, e Clusone, che ambidue le loro argentarie diedero, ed i loro paramenti, le loro sacre suppellettili, e quanto avevano, che servir dovessero a questa funzione, non può tuttavia negarsi, che una gran parte di tali ornamenti non fosse o comperata in tale occasione, o condotta a costo di questa Communità benché da lontano siano da Lovere, da Gandino, da Vertova, da Leffe, da Alzano, e persino dalla Città di Bergamo, e di Milano, da Venezia. Da Bergamo furono condotte in gran parte le pannine, i damaschi, ed altri drappi, che non dico necessarij, ma che abondevolmente da [9r] uomini, e con animali e carette in più viaggi, tutti a spese del detto Commune portarono. Da Milano: ostensorij, argentarie, ed altre cose, che in Bergamo o non si trovavano, o ritrovate non erano per far splendere più luminosa, e più pomposa una tale solennità. Da Venezia furono condotte tutte le casse di cera, le bottiglie de vini navigati, e saporiti, ed altre vettovaglie squisite, che servir dovevano per la lautissima mensa di Monsign., Sig.ri Canonici, ed altri Preti con le loro rispettive servitù, che seco avevano. Da Bergamo in più viaggij furono condotti: il bagaglio con altre casette di Monsign., tutto il necessario per celebrare pontificalmente, e non solo questo, ma tutto il necessario per cucinare le vivande ne soi utensilij di cucina, perché fossero più ad esso gradevoli. Da Bergamo: molta argentaria, e non solo sacra, ma brocche, e vasi d’argento per lavarsi le mani ottenute ad imprestito della grazia di sua Eccellenza Podestà Lucrezio Gambara, più posate d’argento, molti piatti, ed altre cose necessarie per un nobile trattamento, che far si doveva. Da quali cose tutte ad evidenza si deduce essere non men vero, che facile credersi, che entro poi il Tempio Prepositurale numeravansi molti vasi d’argento, croci, candelieri, per dove non [9v] si avevano i proprij. Li Lassenati [lesene, ndr] tutti erano vestiti di damasco cremice con superbissime guarnigioni di passamani d’oro, e d’argento all’interno, che li rendevano sopra modo ricchi, e maestosi; specialmente all’intorno di tre quadri de Choro al riverbero di molte facelle di cera, che distibuite in bell’ordine non solo sovra l’Altare, ma in grandissimo numero sovra i tre gradini, e portine del Teatro, che con arte di pittura, ed a ranpineli in tale occazione, ed a tal fine si erano formati. Nell’ampiezza del piano corale oltre di essersi vestite le muraglie sotto delle canturie di damascho cremice (cremisi, ndr), se stendeva un gran strato di tapeti per caminar sopra celebrando pontificalmente Monsign. Vescovo. Già il luogo diveniva comodissimo per la di lui ampiezza, e non meno, per la parte destra a sedere in una gran Catedra di damascho cremice e sotto a piedi tre gradini coperti, che per la parte sinistra a sedervi in cadrieghe di damascho tuti glij asistenti Sig.ri Canonici, Preti, e Chierici, che per il loro uffizio starvi dovevano. [10r] Al di sotto de gradini v’era un grande ordinanaza di cadrieghe d’appoggio, che a molti Rev.di Graduati, ed altri Signori secolari per vedere concorsi servir potessero. Il pulpito tutto era adornato di damascho cremice, e d’un stimatissimo quadretto – ma quel che più da annotarsi si è a questo proposito – molto fu condecorato da un elegantissima, e stimatissima orazione paneggrica [sic] fatta in onore del Santo Legno, e delle Sante Relliquie, preso il sacro testo dalla Cantica al capo ottavo: Pone me, ut signaculum super cor tuum, ut signaculum super brachium tuum, fatta, dissi, dal Sign. Dr. D. Gioseppe Gavasoli Orator in questi tempi celeberrimo del Borgho Sant’Leonardo. L’Altare Maggiore, già dissi, che sosteneva cento, e ottanta più lumi di ben grosse candele venete, e poste sovra rampinelli di ferro affissi sovra tre grandi crociere formate a bella posta, e con pitura, e sovra tre corsi de gradini da una portina all’altra chiuse di damascho pure cremice, e sovra candelieri, due corsi de quali erano di rame argentato, e l’altro d’argento purissimo e ben grandi con i loro proporzionati vasi d’argento, che in pianta avevano palmenove, e fiorittissimi. [10v] Gl’Altari laterali all’intorno erano vestiti di damascho cremice, e ne loro gradini della mensa v’erano la croce riposta d’argento, e candelieri, e vasi con loro palme non men, che a proportione dell’Altare Maggiore sì nell’alto, come a basso nelle tovaglie, e candide, e di merli considerati bilissimi. E perché glij due Altari laterali in fondo della Chiesa non erano ancormo’ fabricati nell’ancona con marmo finissimo, e di vario colore, come gl’altri due, s’erano però vestiti di sandeline, e liste d’oro all’intorno con panni di lino, e damaschi cremici disposti con arte, che non men, che gl’altri maestosamente comparivano. Sovra la porta maggiore della Chiesa al di fuori nel prospetto della gran sala formata nel segrato v’era posto con ornamento di sandelline il ritratto di Monsign. Vescovo Redetti, e la di lui arma s’era posta su la porta della casa del Sign. Preosto, il di cui ingresso era tutto coperto di pannine, e d’ogni intorno di damaschi di vario colore, come a ponto ell’era al di dentro. [11r] La sala, e le camere e di Monsign. e de Sig.ri Canonici di sopra tutt’erano ricoperte di damascho di varij colori, così che sembrava l’istesso, che entrar in casa, ed entrarvi in Chiesa. Che se parliamo dello squarzio che si faceva in casa del Sign. Preosto d’Ardese delle vivande saporitissime, e de squisiti cibi, che alla lauta mensa di Monsign. Sig.ri Canonici, ed in altra delli Preti tutti, ed in un’altra della servitù, che seco avevano, questo per essersi sempre in tutto quel tempo fatto alla grande in altra maniera posso esporrlo, se non co rimettermi alla testimonianza de commensali di essa, ed in una parolla solamente dire, che mattina, e sera, e d’ogni ora pasteggiavasi, e non solo in riguardo alla quantità grande de cibi, che si portavano, ma anche in riguardo alla varietà, e saporità di essi; così che il coccho maggiore di Monsign. ebbe a dire: che in alcun luogo in simili incontri, fuorchè in Ardese, mai aveva veduto provizzione tale, né a consumarsi tanta robba comestibile, non solo per le persone necessarie, ma anco per molte altre, che sotto qualche titolo v’entravano, quanto, dissi, in questo Paese. [11v] Ne meno l’aver mai veduto luogo sì comodo in altre Terre per cucinare quanto sotto il portico della casa del Sign. Preosto. In questo si erano formati varij fornelli grandi, e piccoli a seconda del bisogno. Quest’era all’aperto per il calore, ed insieme al coperto, ma per il ben vedervi. A questo contigua ell’era la limpidissima acqua della fontana. Poco distante ell’era l’orto per l’erbe necessarie. Quest’era chiuso nell’istesso tempo per non esser veduto da altri, che per le persone accordate. In somma, che nulla mancavasi, quasi che, se fosse stato fatto, e scielto tal luogho a bella posta, o per ivi sempre rimanervi. Se bene però di tal luogho comodissimo si servì questo Mistro per cucinare anche anticipatamente molte vivande, e all’ingrosso, che si dovevano inviare a Vertova per la sera nel Convento de Rev.di Padri Capuccini, nel quale portandosi Monsign. con tutta la sua gente, Sig.ri Canonici, [12r] e Preti, e Chierici, e secolari, e soldati, e con le loro respettive servitù, quali tutti furono all’accompagnamento verso Ardese, tutti colà, io dico, avevano a reficiarsi, ed a riposare, raccolti i proprij utensilij, ed in una casetta ben grande racchiusi, fattosi da esso il ben pesantissimo begaglio, e ripartitosi in carico di varie mule, benchè di malavoglia avanti due ore di Monsign. suo padrone si partì. E speditosi ancora detto Monsign. Vescovo da tutti i soi affari, e sodisfatte l’istanze di chionque o Parocho, o Prete, o secolare, o riccho, o povero, o uomo, o donna, ch’ella fosse, visitatosi con tutto il clero d’Ardese, e Parochi della Vicaria il Santissimo Sagramento, da esso Monsign. con le lagrime agl’occhij, non men di chi la riceveva, si diede a tutto questo numeroso popolo la sua santa benedizione.
Così consolato per la tenerezza, montato in sedia a venti ore incirca al suono di tutte le campane con la comitiva di quaranta, e più a cavallo [12v] parimenti si portò quella sera a Vertova, e da Vertova alla matina a Bergamo ringraziando tutti dell’onore fattoglij in tutti que’ giorni passati, e presente promettedoglij in ricompensa di essere sempre ricordevole di essi, e di questo popolo particolarmente nelle sue orazioni, ed in altri incontri ancor ove avesse fatto di bisogno, se a quel Padre di Famiglia umilmente come figliuoli fossimo ricorsi. Per il che a poco dopo li Sig.ri Deputati ben conoscendo le loro obbligazioni contratte, ottimamente stimarono debito suo il riconoscere con regali di alcuni boli di Tiaccolato (cioccolato, ndr) detto Monsign. e li Sig.ri Canonici con tutti li Preti, e respettivi servitori, così che finalmente tutti restarono consolatissimi, ed abbligatissimi a questo Publico celebrando, e divvolgando sempre le glorie di questo nobile tratto di gratitudine, che verso di essi li due Sig.ri Deputati a nome di tutti avevano pratticato. [13r] Quindi fattisi come due banchi di pagamento in Ardese in casa d’ambidue di essi; ambidue pure, dirò così quasi a grida, continuatamente non ad altro attesero, che a sodisfare a loro debiti, quali non già dico di grandi summe, ma che anche fossero stati di piccolo comando, di lavoriero d’un ora sola, anche solo di due marchetti il loro contratto debito, pienamente e grandi, e piccoli, e di molto, e di poco li rimandavano via consolatissimi, e del tutto sodisfatti, di maniera tale che ne pur uno nel tempo avvenire mai si udì a lamentarsi di loro, come ad inalzarli ino le stelle. Così a gloria del Cielo, a decoro di questa solennità di più giorni stabilitasi da questa Spettabilissima Communità per il fine prefisso, come da bel principio dissi, ed in tal forma da questi Sig.ri Deputati ordinata, e compita, quale a sentimento commune di uomini e vecchij, e saggi mai in questa Valle si è veduta la simile, ne mai vedrassi di essa per tutti i secoli futuri la Maggiore.
Sign. Vincenzo Tonolino.
Inedito
Archivio Parrocchiale di Ardesio
Fondo VI, Serie I, cart. 46, fasc. 4
Ricerche di storia locale dal XV al XX secolo, dall'Archivio della Parrocchia di Piario (BG), a cura di Daniele Salvoldi
[…] Perché il bene a venire del mondo dipende in parte da azioni di portata non storica; e se le cose, per voi e per me, non vanno così male come sarebbe stato possibile, lo dobbiamo in parte a tutti quelli che vissero con fede una vita nascosta e riposano in tombe che nessuno visita
G. Eliot, Middlemarch
G. Eliot, Middlemarch
sabato 27 agosto 2011
Breve Relazione della strepitosa solennità d’Ardese fatta l’anno 1747
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