[…] Perché il bene a venire del mondo dipende in parte da azioni di portata non storica; e se le cose, per voi e per me, non vanno così male come sarebbe stato possibile, lo dobbiamo in parte a tutti quelli che vissero con fede una vita nascosta e riposano in tombe che nessuno visita
G. Eliot, Middlemarch

martedì 16 agosto 2011

L’organo Francesco Bossi (1796) della Chiesa Parrocchiale di Sant’Antonio Abate in Piario (Bg) e un precedente organo anonimo (1733)

La Chiesa di Sant’Antonio Abate in Piario, nella Diocesi di Bergamo, venne edificata nel XV secolo e già entro il 1520 eretta a Parrocchia. La vita nel villaggio, che per tutto il Settecento non contava più di 300 anime, era molto difficile e spesso anche il reperimento di un sacerdote disposto a prestare servizio nella desolazione e nella povertà poteva risultare arduo. In un contesto come questo l’attenzione per una liturgia almeno decorosa, se non proprio elaborata, poteva facilmente venire meno. Eppure nel 1796 la Parrocchiale si dota di uno strumento di grande pregio, costruito dai famosi organari Bossi, che andava a sostituire un precedente organo di autore ignoto del 1733. Se ne illustrano di seguito le storie.
In un registro di amministrazione della vicinia si legge: “1733 […] spesa pagare l’organista in due volti £ 9. Spesa comprare un orgeno e mete[r]lo via li fora alla visinia et la scola di S. Antonio Abate liri 269:17 come si vede dala reseputa infisa. […] 10 genaro 1734 […] spesa in co di fare la canturgia de l’orgino liri sinque 5” [Libro equario della vicinia, 1683-1736; Piario, Archivio Storico Parrocchiale, Inv. R-10]. È quasi certamente il primo organo ad essere installato nella Chiesa Parrocchiale, perché non vi sono state spese in quel senso prima del 1733; inoltre si compra ‘un organo’ e non ‘un nuovo organo’; infine si deve far approntare una cantoria, che prima, evidentemente, non c’era. L’anno successivo: “Adi 17 gienaro 1734 ispesa in musica il deto giorno di San Antonio £ 20” [Ibidem]. E poi solo tre anni dopo: “Adi 17 gienaro 1737, ispesa il gorno di S. Antonio Abate ispesa in mesi selebrati nella cesa bescotare et sonere li orgini et per roba sibaria dali sopra deti incanti sono in tutto liri £ 43,19” [Ibidem]. Due riflessioni scaturiscono dalla lettura di questi brevi passi. La prima è che l’organo si usa solo in rare occasioni: nelle pagine che segnano meticolosamente le uscite della vicinia è annotata una sola spesa all’anno per suonare l’organo e l’occasione è fornita dalla solennità della festa patronale (S. Antonio Abate, il 17 gennaio). Un’altra occasione è fornita dalla festività del Corpus Domini, ma in questo caso l’organista viene stipendiato dalla Confraternita del Santissimo Sacramento. La seconda riflessione è che prima del 1796 non vi fosse un solo organo, bensì due (“li orgini”); la precisazione del plurale compare in altre occasioni (“sonare li orgini”, 1738; “per spes{s}a a far venire a sonare li organi”, 1739). Si tratta sicuramente dell’organo-eco, tuttavia stupisce la meticolosità degli scrivani.
Nel 1740 l’organo è ancora suonato nella sola festività di S. Antonio Abate. Passano quattro anni di silenzio: “Adi 21 detto [settembre 1745] per ispesa a far iustar l’org{n}ano”. È evidente che un utilizzo saltuario dello strumento ne ha pregiudicato il funzionamento e si è reso necessario un intervento di sistemazione, che però non ha dato i frutti sperati: “Il primo di genaio 1748. Esendosi radunati i capi di casa nel solito logo della Vicinia di Piario, fu proposto di regolar l’organo, qual proposta fu messa in balotatione e fu dispensato balle n. 26, de quali ne sono scosse nella bussola bianca n. 24, che affermano et accettano la propositione, et in quella bussola negra ne sono scosse n. 2. Fu proposto anchora di elegere due homini per tale essecutione, fu eletto M. Gio. q. Gio. Giudici et Giacomo q. Bartolomeo Giudici e furono balottati e sono dispensate balle n. 26, de quali furono scosse n. 24 nella bussola bianca et n. 2 nella bussola negra, affermando tale balottatione e propositione, lasciando ad essi ampia libertà di disponere tutto quello che sarebbe stato più bene. È stato comandato vicinanza per eleggere due homini per assumere l’impegno di far lavorare ne giorni festivi a fine di sminuire le spese che occorrono farsi nel far l’organo e si radunarono i capi di casa nel logo solito di detta vicinia, fu eletto il Rev. Sig. d. Bernardo Speranza et il Sig. D. Rocco Giudici e si e dispensdato balle n. 23, de quali ne furono scosse nella bussola bianca n. 21 e nella bussola negra n. 2, affermando tale balotatione”. A questa decisione fa riscontro l’annotazione sul registro della vicinia: “Adì 2 aprile 1748 ispesa fatta per l’organo come per riseputa £ 262”. L’entità della spesa, piuttosto sostenuta, fa pensare ad un intervento abbastanza ampio, mentre quello del 1745 era costato solo 14,13 lire, la cui spesa era tuttavia sommata a quella sostenuta per l’acquisto di tredici nuovi banchi da chiesa. Lo stesso organo era costato nel 1733 ben 269,17 lire: ci possiamo chiedere se si tratti di un grande restauro, della costruzione di un nuovo strumento o di un significativo ampliamento del precedente. L’ultima ipotesi sembra la più probabile.
La manutenzione si ripropone nel 1754, con 17,13 £ “spese per giustare l’organo”, lo strumento suona ora più spesso, si tratta tuttavia di quattro o cinque performance l’anno), un po’ per conto della vicinia nelle solennità di S. Antonio e delle SS. Reliquie, un po’ per conto della Scuola del SS. Sacramento. Ancora nel 1756 si annota: “Spesa fatta a far giustare l’organo da Carlo Perolino [Carlo Perolini (1727-1804), organaro di Villa d’Ogna (Bg), è a capo di una bottega che sarà molto attiva fino a tutto il XIX secolo] netarlo e giustarlo come si deve”; è evidente che gli interventi precedenti non furono soddisfacenti. Lievi interventi e pochi utilizzi (ancora solo quattro nel 1785) si susseguono fino alla fine del XVIII secolo. E con il secolo finisce anche la storia del vecchio organo.
Per lo studio del nuovo strumento costruito da Francesco Bossi (1742-1816) le fonti documentarie si fanno più abbondanti e più precise. Una notizia fondamentale ci è data dalla grossa epigrafe dipinta in terra di Siena sul muro della cella organaria, verso destra: “Bossi Fr(ancis)cus: fecit haec organa anno Dom(i)ni 1796”, in chiara grafia di fine XVIII secolo. L’autografo è di grande importanza perché, prima di tutto, qualifica la paternità dell’organo (pur confermata da documenti d’archivio) e colloca lo strumento in una data precisa. La seconda informazione è la costruzione, assieme al principale, di un organo eco, ad oggi scomparso.
Diamo parallelamente una scorta alle fonti documentarie. In uno dei libri mastro si legge: “4 maggio [1795], pagati alli deputati del organo per giusto reparato come a resepute £ 50,00. 24 9bre, serviti per l’organo come a boletta £ 7” e ancora “19 Giugno 1795. pagati al sig. Francesco Bossi per la prima volta per l’orgeno £ 397,16”; “[1797] Per tanti pagati al sig. curato deputato de orgeno come al suo libro si vede £ 178”, “21 xbre per tanti pagati a X.fero Casari per due lami e una seradura per l’orgeno e una giustata £ 6,4”, “Per tanti pagati a Francesco Bossi per la [...] del orgeno come al libro del orgeno £ 397,16”, “[1798] Per tanti assi pagati a Pietro Perolini [Pietro Perolini (1758-1815), organaro di Villa d’Ogna, figlio del summenzionato Carlo] per assi serviti nel organo £ 64”, “Per tanti pagati a Giacomo q. Micheli Legrensi per ciodi datti al Bosso di Bergamo £ 21”, “Per tanti pagati al signor Gioseppe Bossi [Giuseppe Bossi (1738-1803), fratello di Francesco] in più volti £ 801,22” [Libro delle elimosine, 1793-1800; Piario, Archivio Storico Parrocchiale, Inv. R-18]. E poi ancora: “18 genaro 1801, pagato nella solinità di S. Ant(oni)o per messe e predica e organesta £ 41. Pagati a Gio. Ant.o Legrenzi per due messe giornati a levare le mantesi per dare l’ultima mano al organo £ 4. Pagato a Gio Ant.o Legrenzi per calsina servita in Chiesa £ 5,10. 10 maggio 1801, pagato la spesa del Citt(adin)o Francesco Bossi per aver datto l’ultima mano al organo £ 26” [Libro di Aministrazione della Visignia di Piario tolto l’anno 1790, 1790-1806; Piario, Archivio Storico Parrocchiale, Inv. R-17]. Dunque: nel 1795, a cinquant’anni dalla prima (1748), una seconda votazione popolare ha istituito una nuova commissione che si prenda cura della costruzione di un organo: viene pagato un acconto di 397,16 lire direttamente a Bossi, cui si aggiungano le spese di manodopera, legno e calcina. L’organo, commissionato nel 1795 è montato nel 1796 (come testimonia l’epigrafe) e ben funzionante nel 1801 (si paga già un organista). Il lavoro è però saldato solo nel 1801. Può forse aver influito sulla questione il fatto che nel 1797 a don Giovanni Francesco Merelli (1786-1797) subentrò il nuovo parroco Giovanni Andrea Franzoni (1797-1801), il cui breve parroccato fu segnato dall’infermità mentale del sacerdote. La costruzione dell’organo costò alla Chiesa di Piario 1957,04 £, di cui 1761,54 date in compenso agli organari Bossi.
L’analisi che venne fatta dello strumento nel 1987 ci ha permesso di dire con certezza che le canne furono tutte installate ex novo, senza riutilizzare vecchie canne dell’organo precedente. È assai probabile che Francesco Bossi abbia ritirato le vecchie canne e le abbia fuse per realizzare le nuove. Lo strumento è composto complessivamente da 850 canne, di cui 818 in metallo e 32 in legno, ha una tastiera di 56 tasti in osso ed ebano ed una pedaliera di 25 pedali. Dispone di 21 registri e suona ad una pressione d’aria di 45÷47 mm in colonna d’acqua, fornita da un sistema di caricamento manuale a manovella (oggi sostituito da un elettroventilatore) [G. TODESCHINI, voce “Piario”, in G. BERBENNI G. (a cura di), Organi storici della Provincia di Bergamo, Monumenta Bergomensia LXIX, Bergamo, 1998].
Gli interventi successivi di una certa importanza furono quattro: dopo un intervento del 1853 effettuato dai Perolini di Villa d’Ogna, vi fu un intervento nel 1911 per opera degli organari Foglia di Bergamo, uno nel 1949 dei Cornolti (ex Locatelli ex Serassi) di Bergamo e l’ultimo del 1986-87 ad opera di Giorgio Persico di Nembro.
L’esito del primo intervento fu giudicato positivo: nel 1864, in occasione della S. Visita Pastorale di Mons. Pietro Luigi Speranza (1801-1879) il parroco scrisse entusiasta nella sua relazione: “L’organo trovasi a cornu Evangelii a mezzo della Chiesa di facciata al pulpito sopra la porta degli uomini, fabbricato dal celebre Bossi nello scorso secolo, con una cantoria ben indorata e con qualche divoto emblema. Si suona dall’organista Brighenti di Clusone con melodie posate, gravi e maestose; lo stipendio è di £ It(aliane) 60” [Visite Pastorali Speranza; Bergamo, Archivio della Curia Vescovile, Inv. CV 362].
Del secondo intervento si ha notizia da una copia di un contratto, sottoscritto fra il parroco e i componenti la Fabbriceria, a riguardo delle spese per le modifiche dell’organo.
“Piario, 31 dicembre 1911
La Fabbriceria Parrocchiale di Piario rappresentata dai sottoscritti Speranza Bernardo fu Francesco, Speranza Alfredo fu Francesco e Bigoni Giuseppe fu Luigi,
Visto e considerato che l’organo della Parrocchia si è assolutamente reso inservibile, così che da ben cinque anni [1906] non più si suona.
Considerato l’importanza dell’organo per il decoro del Sacro Tempio e delle S.S. Funzioni, e la sua necessità quindi di collocare in Chiesa un buon organo rispondente al Tempio stesso ed alle moderne prescrizioni liturgiche.
Preso in esame il progetto elaborato dal Sig.r Foglia Giovanni Fabbricante di Bergamo e sottoposto poi dal R.do Parroco all’esame della Veneranda Curia Vescovile di Bergamo, e che la spesa totale ammonta a £ 3500. = tremila e cinquecento lire senza gli accessori.
Visto e considerato che il R.do Parroco offre pel collocamento di detto organo £ 2000. = duemila lire cifra relativamente abbastanza vistosa e rispettabile.
Trovandosi quindi impossibilitata detta Fabbriceria a concorrere nella spesa relativa con una cifra di qualche entità, colle proprie ordinarie risorse, allo scopo di provvedere all’urgente bisogno dell’organo e di non perdere, indugiando, senza alcuna speranza nell’avvenire la generosa offerta del Reverendo Parroco, di pieno e perfetto accordo delibera per sé e successive amministrazioni di rinunciare alla piccola entrata di £ 2. – due lire mensile per tutti gli anni avvenire, che percepiva per consumo cera nella funzione legataria del primo venerdì del mese, obbligandosi nel frattempo a corrispondere la necessaria cera per la suddetta funzione senza compenso alcuno. Questa rinuncia da parte della Fabbriceria corrisponde perfettamente al capitale di Lire cinquecento che la Fabbriceria concedendo al R.do Parroco di erogare tale vantaggio per il collocamento dell’organo e per una volta tanto ed a tale scopo, pretendendo la detta Fabbriceria per sé e successive di restare sollevate in avvenire da qualsiasi altro versamento in danaro che potesse abbisognare e pretendere il Fabbricante o chi per esso per la spesa superata causa il collocamento dell’organo suddetto. Letto, confermato e sottoscritto”.
Il contratto ci fornisce solo indirettamente notizie riguardo all’organo, perché, come si è visto, scopo del documento è definire pertinenze economiche interne. Ne ricaviamo queste scarne notizie: l’organo non funzionava più dal 1906, il lavoro venne appaltato alla ditta Foglia, il costo complessivo era di lire 3.500. Il documento non precisa la tipologia dei lavori e non parla di restauro o di rifacimento ex novo di un organo. Dalla perizia preventiva effettuata nel 1985 da Giorgio Persico, tuttavia, sappiamo il tipo di intervento realizzato: “G. Foglia […] apportò delle modifiche, sia foniche che meccaniche, tanto da stravolgere le caratteristiche originali del Bossi. Durante tale intervento, il Foglia asportò tutta la originale trasmissione meccanica della registratura «alla lombarda», sostituendo con pomelli collocati sopra il manuale, asportò alcuni registri per sostituirli con altri di gusto ceciliano in auge all’inizio del secolo, e riunì le file distinte del Ripieno tutte in un solo registro. Asportò il somiere dei Contrabbassi per collocare separatamente il Contrabbasso con la sua Ottava di rinforzo ed applicare due registri nuovi, uno ad ancia ed uno labiale, di scarsa fattura, ai pedali. Venne pure sostituita la tastiera e la trasmissione meccanica di essa. Tale intervento ha danneggiato notevolmente lo strumento, poiché per collocare il registro del Principale 16’, ha caricato il somiere maestro con canne di eccessivo peso per la struttura esile di esso, il quale, col tempo, si è notevolmente imbarcato”. L’intervento del 1911 fu dunque disastroso dal punto di vista filologico.
Delle operazioni di manutenzione del 1949, nell’Archivio Parrocchiale di Piario si conserva il preventivo delle spese e una ricevuta, oltre ad altre carte meno interessanti.
“Bergamo, lì 26 luglio 1949
Preventivo di pulitura ed accordatura all’organo della chiesa Parrocchiale di Piario
1) Smontaggio generale di tutte le canne in metallo, alle quali verrà eseguita una pulitura generale interna ed esterna, con la restaurazione delle canne che non si prestano a giusta intonazione ed accordatura.
2) I Somieri maggiori, parte principale dell’organo, saranno ripuliti e riordinati in tutte le loro parti, cambiando e rimettendo a nuovo tutte le molle dei registri per evitare strasuoni.
3) Verranno pure riordinati tutti gli altri somieri di canne in legno e anche la meccanica ripulita e riordinata; agirà così con prontezza e precisione, e pure anche i pedaletti dell’accoppiamento.
4) I mantici saranno rimpellati a nuovo dove esistono ora molte rotture alle pompe ed alla tubazione dell’aria.
Sarà rimesso così l’organo in perfetto funzionamento d’intonazione ed accordatura, riuscirà così al più gradito effetto armonico.
La spesa relativa al lavoro di cui sopra ammonta a L. 95.000.== pagabili: un terzo all’inizio del lavoro, il rimanente ad opera finita e collaudata, rimarranno a ns/ carico le spese di vitto e alloggio di due operai; se dette spese preferite assumerle a V/ carico, il totale sarà di L. 80.000.==
A V/ carico pure sarà di procurarci un garzone per alzare i mantici durante il periodo dell’accordatura e di chiamare un Maestro per il collaudo, che esaminerà se tutto è in perfetto ordine.
In attesa di una V/ decisione in merito, porgiamo distinti ossequi. Cornolti Fratelli”
Dalla ricevuta si evince che il lavoro era pronto esattamente un mese dopo, il 26 agosto 1949.
Nessun incidente fino al 1972, quando una rovinosa infiltrazione d’acqua a seguito di un violento temporale verificatosi durante i lavori di rifacimento del tetto della Chiesa danneggiò irrimediabilmente lo strumento, che cessò di funzionare. In quegli stessi anni la comunità affrontava le spese per il restauro generale della Chiesa e della Cappella di San Rocco, quindi un intervento sull’organo venne accantonato per mancanza di fondi. Nel 1984 il Parroco d. Giovan Maria Morandi si interessò per avere dei preventivi da ditte organarie. Nel corso del 1986 si ottennero le licenze della Curia Vescovile e della Commissione Tutela Organi Artistici e Soprintendenza Monumenti, che inviò ad assistere ai lavori il Mo Giosué Berbenni. I lavori vennero appaltati alla ditta Giorgio Persico di Nembro e nel settembre 1986 si diede il via ai lavori. Prima lo smontaggio e l’inventario di tutti i pezzi, quindi il restauro delle canne in metallo e delle parti lignee recuperabili, la sostituzione di quelle troppo compromesse dal tarlo, il ripristino delle caratteristiche originarie dell’organo del 1796, con speciale attenzione ai registri. Dalla relazione dell’organaro possiamo capire lo stato di conservazione dello strumento a quella data: “L’organo è racchiuso in una bella cassa lignea d’epoca a tre scomparti, con canne in facciata tricuspide di fattura originale, in buona lega al 70% circa di stagno, ben conservate, seppure modificate nel temperamento mediante apertura a finestre sul retro delle medesime […]. Tutte le parti lignee dello strumento sono intaccate notevolmente dal tarlo, soprattutto il somiere maestro e i piedi delle canne di legno. Se non si interviene tempestivamente, il somiere diventerà irrecuperabile. Il 60% delle canne di stagno sono danneggiate per la caduta delle canne maggiori, con il conseguente trascinamento e schiacciamento di quelle vicine. Con un appropriato restauro storico-conservativo lo strumento si può riportare in perfetta efficienza”.
Con il mirabile sforzo di buona parte delle famiglie del paese si poté coprire la spesa di 49.000.000 di lire e l’organo poté tornare a suonare, limpido e chiaro come nel 1796. L’8 dicembre 1987 il M° Giuliano Todeschini tenne un breve concerto di collaudo e il 27 dicembre 1987 il M° Diego Passera suonò il concerto di inaugurazione con brani, fra gli altri, di G. Gabrieli, G. Frescobaldi, J. Pachelbel, B. Galuppi e J.S. Bach.

2 commenti: