[…] Perché il bene a venire del mondo dipende in parte da azioni di portata non storica; e se le cose, per voi e per me, non vanno così male come sarebbe stato possibile, lo dobbiamo in parte a tutti quelli che vissero con fede una vita nascosta e riposano in tombe che nessuno visita
G. Eliot, Middlemarch

martedì 16 agosto 2011

Datare una cartina dell'Africa non datata

In un faldone anticamente denominato "Miscellanea" qualche tempo fa mi è capitata fra le mani una piccola cartina geografica dell'Africa, delle dimensioni di 40 x 32 cm. In buono stato di conservazione, con qualche piegatura sui bordi, è stampata su carta ruvida abbastanza spessa e reca chiazze dovute all'invecchiamento della carta e macchie d'inchiostro qua e là. In alcuni casi ci sono delle aggiunte manoscritte a cura del proprietario, che specificano distanze o nomi non segnalati sulla mappa. Sebbene in basso a sinistra compaia elegantemente circondata da svolazzi la scritta "Africa", la cartina non è datata. Il nostro compito è cercare di capire in che epoca fu stampata.
L'analisi della cartina, congiuntamente alla conoscenza delle più importanti scoperte geografiche, ci permetterà di risolvere l'enigma. Bisogna dunque procedere fissando, innanzitutto, un termine post quem e un termine ante quem, cioè trovare sulla mappa quei segnali che ci indicano una data necessariamente dopo la quale e una data necessariamente prima della quale la cartina è stata prodotta. Procedendo in questo modo, cercheremo poi di restringere l'arco di tempo in cui collocare la mappa, per giungere alla fine ad una datazione più o meno precisa.
Il primo termine post quem è il 1814: il Sud Africa, chiamato qui "Colonia del Capo" è indicato come "Colonia Inglese" (nota: è l'unica indicazione politica che compare sulla carta, oltre alla "Nubia turca"). È proprio nel 1814 che gli Inglesi cacciano gli Olandesi dalla punta meridionale dell'Africa e vi insediano una loro colonia. Il primo termine ante quem, invece, è il 1882: in Abissinia non è indicata la città di Assab, in quell'anno passata sotto il controllo del governo italiano. Dato che la cartina è stampata in italiano, sarebbe stata una spiacevole mancanza, quella di dimenticare la prima colonia del Regno.
Restringendo l'arco di tempo, riusciamo a fissare un altro termine post quem: il 1820. Nell'attuale Botswana (sulla carta indicato come "Tribù de' Betjuanas") compare un "Villaggio della Missione". Si riferisce a Kuruman, missione religiosa inglese fondata appunto nel 1820 da R. Moffat. Un secondo termine ante quem, invece, è il 1874-77: in questi anni l'inglese J.R. Stanley (1840-1904) risale il fiume Congo per conto del Daily Telegraph e del New York Herald, scoprendone le sorgenti. Nella cartina, ad un certo punto, il fiume Congo è rappresentato con dei trattini che si prolungano a casaccio nell'entroterra per poi sparire: la sorgente non è ancora stata scoperta.
Riusciamo a restringere ancora una volta l'arco di tempo. Un nuovo termine ante quem è fornito dal Canale di Suez, tagliato da Ferdinand de Lesseps (1805-1896) nel 1869 per conto del Viceré d’Egitto. Poiché nella cartina non è segnalato non solo il Canale, ma nemmeno il progetto (i lavori sono iniziati nel 1859), essa è sicuramente anteriore al 1869 e forse al 1859. A questo punto sappiamo che la cartina è stata stampata fra il 1820 e il 1859-69. Ma non basta.
Ora entra in gioco il missionario e medico scozzese David Livingstone (1813-1873): nel 1840 è inviato dalla Società Missionaria Londinese nel Botswana, proprio in quel "Villaggio della Missione" di cui abbiamo parlato poc'anzi. Dal 1851 al 1855 esplorò le regioni del fiume Zambesi, arrivando fino alle cascate Vittoria proprio nel 1855. E, colpo di scena, nella cartina il fiume Zambesi è segnato a linea continua proprio fino al livello delle cascate Vittoria (che però non vengono nominate), oltre le quali continua a tratteggio in un giro senza senso. Ecco il termine post quem: il 1855. Ma è sempre il nostro amico Livingstone a darci ancora una mano con le sue esplorazioni: rientrato nel 1856 a Londra, ripartì l'anno successivo a capo di una spedizione che raggiunse il Lago Nyassa, già segnalato sulla cartina. Ecco l'ultimo termine post quem: il 1857. Il cerchio si stringe con un altro dato fondamentale: nel 1858 l'inglese J. Speke scoprì il Lago Vittoria, che sulla mappa non è segnalato. Considerando che al ritorno delle spedizioni ci vogliono almeno un paio di anni per la pubblicazione delle scoperte e per la correzione delle mappe, pur in un'epoca di fervente lavoro geografico come il XIX secolo, possiamo datare la cartina al 1858. Il confronto con una cartina francese del 1859 ci conferma la notizia: vi è segnato il lago Nyassa (1857), ma non già il Lago Vittoria (1858).
Gli appunti manoscritti a penna (del tipo "Mar del Sud o Oceano Pacifico", "Deserto Meridionale", "Longitudine dell'Isola del Ferro" o "Lungo 500 miglia", riferito al Sahara) e i segni delle puntine ai quattro angoli fanno pensare ad un utilizzo scolastico della mappa. Sul retro vi è anche scritto un nome: Bertacchi Geremia, ma si ignora chi sia. Chissà se qualche giovane piariese fu affascinato come Joseph Conrad, il famoso romanziere ottocentesco, a vedere, nel bel mezzo di quel continente così misterioso, la scritta "Regioni incognite"... Lui, Conrad, come ipnotizzato dal serpente - il corso sinuoso del fiume Congo -, lo fu davvero e, puntando il dito sulle "Regioni incognite" disse "Quando sarò cresciuto, andrò là". Lo fece per davvero e al ritorno scrisse quel capolavoro che è "Cuore di tenebre" (1899).




Apparso su B.A.S.P. Settembre/Ottobre 2003

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