[…] Perché il bene a venire del mondo dipende in parte da azioni di portata non storica; e se le cose, per voi e per me, non vanno così male come sarebbe stato possibile, lo dobbiamo in parte a tutti quelli che vissero con fede una vita nascosta e riposano in tombe che nessuno visita
G. Eliot, Middlemarch

lunedì 8 agosto 2011

Quella chiesa del Quattrocento

I documenti d'archivio ci informano che la chiesa parrocchiale venne ricondotta pressappoco alle sue forme odierne durante il parroccato di d. Manfredo Perolini, tra il 1670 e il 1710. Della primitiva chiesa oggi è rimasto poco: gli affreschi, resti del pavimento nella sagrestia vecchia, qualche suppellettile, la torre campanaria. Ma questi stessi documenti d'archivio cosa ci dicono riguardo alla chiesa prima della sua generale ristrutturazione?
Il documento che parla del restauro, datato 30 maggio 1671, recita: "Radu[na]to la mazor parti de capati (= capi) di fameia (= di famiglia) da alzare la chi[e]sa et da far su linvoto (= l'involto) in buona forma". Alla chiesa attuale dobbiamo dunque togliere qualche metro di altezza; il livello originario ci è indicato dagli affreschi di facciata del presbiterio, i quali in sommità seguono chiaramente l'andamento obliquo della travatura del tetto. I restauri hanno abbattuto il precedente tetto a capanna per innalzare sulle sommità del muro che lo reggeva un'ampia volta a botte.
Altri restauri del 1975 hanno poi rivelato la presenza di una portina che collegava direttamente il presbiterio con la sagrestia (ora detta "vecchia") e con la canonica.
Affreschi rinvenuti in questo punto e poi strappati rivelano chiaramente sulla superficie la traccia di una scalinata, poi abbattuta. Era evidentemente la scala che portava agli appartamenti del parroco, il quale, per celebrare la messa, non doveva nemmeno uscire di casa, servendosi di questo comodo passaggio.
Il presbiterio era separato dall'aula tramite una cancellata in ferro, del tipo che si può osservare nel Santuario di Ardesio. I capitoli del parroco Perolini (1670) ci comunicano infatti: "Sia ob[b]ligato a venire a dire messe che han[n]o di obligo la sc[u]ola di S. Iosepo, a dirle al suo altare e a venire di sotto dalla ferada. Li darà detta sc[u]ola lire quat[t]ro alano (all'anno)". Il testo nomina di sfuggita la ferrata per sottolineare che il sacerdote deve celebrare le messe offerte dalla Scuola di San Giuseppe all'altare di detto Santo e Scuola, che si trovava nell'aula e non nel presbiterio. Dai decreti delle S. Visite Pastorali, fin dai primi anni del XVI secolo, sappiamo che gli altari erano bel tre, oltre al Maggiore: di San Cristoforo, di San Giuseppe, della Madonna.
Gli affreschi della facciata dell'abside si rivelano interrotti ai margini, in cui alcune figure lasciano supporre una continuazione. Dobbiamo dedurre dunque, che la larghezza dell'abside fosse più contenuta e la superficie affrescata conseguentemente più ampia che non ora.
Il pavimento della chiesa, prima che venisse sostituito agli inizi del Novecento con volgari pianelle di cemento, era tutto in cotto, in piastrelle di forma quadrata, come quelle che ricoprono la sagrestia vecchia e anche l'oratorio di San Rocco.
Riguardo al campanile, lo stile sobrio e severo e le finestre a sesto acuto della cella campanaria ci indicano il XV secolo, data confermata da una recente scoperta epigrafica effettuata alla base, con la data 1499.
Il 2 agosto 1579 un pubblico arengo di capifamiglia decide di assegnare una taglia di quattro lire per "comodare el sagrato de ferada e d'altre cose", dotare quindi il sagrato della chiesa di una inferriata.


Come rilevato in tutte le relazioni delle S. Visite Pastorali, il cimitero era situato nei pressi della chiesa, sia verso sud, sia verso est e in parte anche verso il sagrato. E gli scavi effettuati durante i summenzionati restauri del 1975 hanno strappato alla terra circostante l'edificio numerose sepolture. Purtroppo, affrettate coperture non hanno sufficientemente fatto luce sulla loro natura. Gli scavi effettuati dalla Soprintendenza Archeolgica della Lombardia per conto del Comune nel 2007 hanno indagato una porzione delle sepolture a sud-est dell’ingresso della chiesa.
L’immagine qui riptodotta costituisce un’ipotesi di come potesse essere la struttura della Chiesa nel XV secolo e fino alla fine del XVII, quando, come abbiamo visto, si decise il restauro e l'ampliamento.
Due domande: in che anno venne innalzata la chiesa quattrocentesca? Si ergeva su di un'altra costruzione?
Alla prima domanda non possiamo rispondere con sicurezza. Gli affreschi hanno una datazione oscillante all'interno dell'ultima metà del XV secolo: 1466 quello in facciata a cornu evangelii (a sinistra per chi entra), 1494 la madonna con bambino ritrovato in canonica e recante la traccia delle scale. Ma si sa, l'affrescatura di una parete è un'operazione costosa e spesso successiva di parecchio tempo alla realizzazione della struttura stessa. In effetti, un documento latino del 1451 impone agli abitanti di Piario di versare alla chiesa di detto paese (o forse a quella di Clusone?) un certa quota di cereali.
In genere i luoghi di culto hanno radici molto lontane nel tempo, in alcuni casi perfino nell'antichità pagana. Nel nostro caso non abbiamo testimonianze dirette, ma solo qualche spunto e qualche semplice analogia. Partiamo dall'analogia, che è la ragione più debole nella nostra ricostruzione. Molte chiese nelle vicinanze hanno conosciuto tre fasi architettoniche: una fondazione intorno ai secoli XII-XIII, una seconda fase nel secolo XV, una terza fase di ampliamento e restauro nei secoli XVII-XVIII. Così vale per Ardesio (1187-1438-1737) e per Villa d'Ogna (dal 1176) ad esempio.
Consideriamo attentamente i risultati dello scavo avvenuto in occasione della sostituzione della pavimentazione in graniglia con un più delicato marmo policromo nel 1992. Durante lo scavo vennero alla luce alcune sepolturee i resti di alcune fondazioni (?) che tuttavia giungevano solo a metà Chiesa e poco oltre. Poiché nel 1671 i lavori di restauro non portarono ad un ampliamento della superficie della Chiesa ma solo dell'altezza, potrebbero essere i segni di una chiesa più antica e più piccola? È possibile.


Ipotesi ricostruttiva del complesso della Chiesa Parrocchiale di Piario (XV-XVII secc.)
1. Cancellata che racchiude il sagrato
2. Cimitero
3. Casa canonica
4. Cancellata dell'abside
5. Altari laterali
6. Campanile
7. Sepolture interne



Particolare dell'abside
1. Cancellata dell'abside
2. Affreschi
3. Porta sagrestia/canonica

Apparso su B.A.S.P. marzo/aprile 2003

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