«Ora giova che si dica una parola anche sugli orti, come si era promesso, e su altre piccole proprietà, anche -per norma e governo di chi succederà a reggere questa Parrocchia.
Il Parroco prima di procedere alla costruzione della nuova canonica, dietro indicazioni avute in Parrocchia relativamente ad obblighi che il Segretario Comunale proprietario legale, di cedere un fondo posto dietro il Coro della Chiesa e del cimitero vecchio, detto dietro il pozzo di S. Antonio, mediante un compenso stabilito, pensando anche che quello era il fondo più indicato per tale costruzione, poiché dalla casa, mediante un cavalcavia, si sarebbe potuto accedere, senza esporsi, alla Chiesa, rovistò tutto l'Archivio, ma nulla trovò, interrogò parenti, ma nulla di preciso seppero dire.
Allora in compagnia del Rev. D. Pezzoli Tommaso in quel tempo Parroco di Ogna (ed ora di Bagnatica) si presentò dal segretario Comunale nella sua casa di Ogna e fece esplicita richiesta del prezzo al quale era disposto a cedere detto fondo pel noto fine. Il Segretario rispose che siccome si trattava di area fabbricabile, era spiacente di non poterlo cedere a meno di £ 1000 per pertica bergamasca, però soggiunse: sentiremo il figlio TEODICASTO che a momenti tornerà. Infatti dopo pochi minuti arrivò il figlio ed il padre gli espose le cose. Il figlio rispose: Già a meno di lire 1000 p(er) pertica non si può cedere, però, tanto per facilitare lo potremo dare anche a £ 800, ma non meno, p(er) pertica bergamasca. Allora il padre Segretario visto ch'io non era disposto a tale acquisto, passò ad esibirci l'orto parrocchiale, ma chi avrebbe acquistato ed accettato quello piccolo e di forma irregolare, privando così la canonica di orto, mentre si sapeva che l'orto era sempre stato goduto dai parroci antecessori e che si chiamava da tutti l'orto del parroco? Il parroco perciò si schermì col dire che era quello troppo piccolo, e quindi salutando uscì col Parroco d'Ogna.
E fu allora che fece poi le pratiche col Sig. Elia Ferri di Cerete Basso per avere il fondo attuale: 1 pertica e ½ in cambio d'altrettante con aggiunta di £ 80.
E siccome il Parroco teneva la chiave dell'orto, consegnatagli dalla Fabbriceria, ed usava il detto orto, così nell'ubicare la nuova canonica tenne calcolo della misura del lato orto verso Serio, della piccola distanza fra orto e casa, e lasciò altrettanto spazio oltre la canonica verso il Bruco, per ubicare in mezzo la canonica stessa, e calcolando di demolire più tardi il muro dell'orto prospettante la canonica e l'altro verso il Cimitero nuovo per farne un'orto solo coll'attuale.
Quando alla vigilia dell'Ascensione dell'anno <1907>, il Segretario mandò alcuni muratori ad abbattere una parte di muro verso la canonica dicendo che era pericolante. Il Parroco considerato che l'abbattimento di quel muro costituiva esercizio del diritto di proprietà, sapendo che Sua Ecc.za Mons. Radini sarebbe stato il giorno dopo a Gazzaniga per eseguirvi la Visita Pastorale, concertò col Parroco di Villa d'Ogna perché lo facesse sostituire dal Curato in detta festa, ed egli scese a Gazzaniga per ragguagliare Mons. Vescovo. Mons. Vescovo dopo sentite le cose, ordinò al Parroco di recarsi a Bergamo nell'abitazione di Mons. Masoni, onde sentire da lui, se le cose erano da parte della Curia ancora impregiudicate, giacché qualche giorno prima il Parroco l'avea informato delle intenzioni del Segretario. Mons. Masoni ordinò al Parroco che riferisse a Sua Ecc. che le cose erano totalmente impregiudicate, non essendosi ancor iniziata pratica alcuna. Riferì il Parroco di ritorno a Mons. Vescovo quanto gli avea detto Mons. Masoni, e Sua Eccellenza allora scrisse un biglietto nel quale si imponeva al Segretario la sospensione immediata d'ogni lavoro, pena la scomunica da leggersi dal pulpito ad Ogna ed a Piario, sino a che Egli stesso non avesse preso piena cognizione d'ogni cosa e deliberato in merito. Ordinò poi al Parroco che consegnasse il biglietto al M. Rev. Francesco Fratus de Balestrinis Prevosto e Vicario Foraneo di Ardesio, il quale poi da là recarsi tosto personalmente nella casa del Segretario stesso a leggere al medesimo il biglietto d'intimazione.
Alla sera stessa il Parroco di ritorno si recò ad Ardesio direttamente e consegnò e riferì il tutto al Vicario d'Ardesio, il quale si fece premura di eseguire il mandato nel giorno seguente, recandosi personalmente ad Ogna. In fatti si troncò subito ogni lavoro.
In settimana poi il R.do Prevosto d'Ardesio discese a Piario e si recò col Parroco locale per le principali case di Piario ad assumere informazioni, e da tutti si sentì dire che l'orto era del parroco e che fu sempre usato da tutti i Parroci.
Frattanto il Segretario scriveva a Sua Ecc.za che l'orto era suo e con quello anche l'altro a San Rocco, che era erede legittimo, legale e che non avea alcun mandato di fiducia in proposito ed altro ancora, stillando in essa e nella seguente corrispondenza dispetto, e tutto il veleno che covava in seno contro il Parroco.
Sua Ecc.za spediva tosto quella lettera al Parroco, perché rispondesse a Lui stesso, ciò che il Parroco fece.
Ora per la completa intelligenza di questa vertenza e perché si comprenda che il Parroco fece quant'era in suo potere per salvaguardare il diritto parrocchiale e quelli della Chiesa, si trascrive qui la corrispondenza per esteso.
Eccellenza Reverendissima,
Il Molto Reverendo Prevosto Vicario Foraneo d'Ardesio, mi ha data comunicazione del Rescritto q. corrente della E.V.R. riflettente opere da me eseguite ad un mio orto in Piario, che vennero denunciate come lesive dei diritti di quella Chiesa. A conferma di quanto già ebbi verbalmente a dichiarare al predetto Signor Vicario, ed a migliore spiegazione del mio operato e dei legittimi diritti che intendo mantenere ed esercitare sulla mia proprietà, credo non inutile fornire alla E.V. le indicazioni degli atti e delle circostanze dalle quali io derivo l'indiscutibile, esclusivo, assoluto possesso del suddetto orto.
Trovasi esso a meno di venti metri dalla Contrada di Cad'oriano di Piario, e precisamente sul fianco di mattina della Chiesa Parrocchiale cui è solo separato da una piazzetta, confinando a mezzodì col nuovo edificio ora costruito per uso d'abitazione del Parroco: è una superficie di circa m2 200, ed è su ogni lato cintato da muri di difesa.
Tanto nel vecchio che nel nuovo catasto è segnato col mappale N. 175, ed appartenne già alla Chiesa, dalla quale – pel susseguito incameramento – passò al demanio pubblico.
All'asta del giorno 11 8bre del 1873 seguita presso la R.a Sottoprefettura di Clusone venne acquistato (atto N. 1300) unitamente a molti altri dal Sig. Nigherzoli Bonaventura fu Pietro di Clusone, e con atto 21 Xbre 1874 autenticato dal Sindaco di Piario, registrato a Clusone il giorno stesso al N. 905 passò poi, insieme ad altri fondi, in proprietà del Sig. Basilisco fu Belisario di Piario, il quale, morendo il 7 maggio 1882, mi lasciò erede della sua sostanza in forza del testamento olografo 4 8bre 1879.
Né col citato testamento – che accludo in copia – né con altre dichiarazioni, sia scritte, sia verbali, il mio benefattore ebbe a lasciarmi neppure in via di raccomandazione o indicazione, alcuna disposizione restrittiva del diritto di proprietà di alcuno dei beni costituenti l'eredità (Fior di ladro e di mentitore! Le dichiarazioni c'erano e ben chiare e si trovarono più tardi, e tu le conoscevi…).
Di tutti egli godeva il possesso assoluto e la più perfetta disponibilità, tutti avendo regolarmente e saporitamente pagati del suo al Nigherzoli, previo regolare permesso avutone dalla Ven. Curia. Osservo a proposito che tanto a questo, come ai parecchi altri contratti del genere, che in quel tempo si stipulavano, intervenne pure, in rappresentanza della Curia, in M. Rev. Can. Don Angelo Tognoli di Clusone (Che sfrontatezza! Invoca la testimonianza di colui che deteneva le dichiarazioni, e che lo potea smentire, riservandosi di tenere i detti beni anche dopo rinvenute le dichiarazioni!).
Né di alcuna clausola restrittiva è cenno negli atti di trasferimento di possesso, che anzi nella scrittura 21 Xbre 1874 di acquisto da parte del Basilisco è precisato: Il venditore (il Nigherzoli) immette il compratore (il BASILISCO) che assume nel pieno libero materiale possesso e godimento della proprietà coll'atto presente dedotta in vendita retro al giorno 10 8bre ultimo scorso, colla transazione del dominio utile e diretto da detta epoca in poi come in cosa esclusiva sua propria.
Nel 1883 a richiesta del Rev. Parroco d'allora Sac. Tomasini e per personale amicizia e deferenza a lui, gli accordai l'uso del predetto orto, il quale del resto non ammetteva per me, che non abito a Piario, forma migliore di utilizzazione, seco lui convenni però, che a riconoscimento della mia ragione possessoria, celebrasse per me una messa ogni anno. Così fece e continuò ininterrottamente nel godimento per parecchi anni fino alla di lui morte. Il Rev. Sac. Zanchi che gli successe mi richiese pure, ed io gli permisi di continuare pure in tal godimento, e mi compensò dopo alcuni anni con la somma di lire venti. A sostituire il Zanchi venne poi 3 anni or sono il Sac. Colombo il quale credette pure di subingredire nell'uso dell'orto, né io per quella deferenza costantemente seguita pei suoi antecessori, gli mossi in sulle prime opposizione. Ma poi considerato com'egli pur dopo fatto avvertire, a mezzo di altro dei frabbricieri, del mio diritto di proprietà, non credette, come già i suoi antecessori, di darsi per inteso, e considerato che egli avea già prima rifiutata una mia proposta di vendita di tal fondo, affermando che non gli conveniva, a salvaguardia delle mie ragioni, ed a difesa del terreno stesso, volli poco tempo fa far riparare uno dei muri di cinta che minacciava rovina, e… son questi appunto i lavori che il Parroco à denunciato come lesivi della proprietà della Chiesa.
Non credo dilungarmi oltre ché le cennate indicazioni sono più che sufficienti a dimostrare oltrechè il mio indiscutibile diritto di possesso civile, anche la più completa ed assoluta proprietà morale, e la libera disponibilità dello immobile di che trattasi. Niuno del resto ne à mai quassù dubitato e meno forse fra tutti il Sac. Colombo, prima che la sola mira a la preoccupazione unica dell'interesse lo portasse a discansare le mie ragioni. Sta a provarlo oltre al cennato fatto che egli non sollevò nessunissima obiezione, quando due anni or sono, pur potendo e non volendo accedere alle condizioni da me fattegli per l'acquisto di altro mio fondo contiguo (pure pervenutomi – notisi bene <-> nelle condizioni e cogli atti di quello in parola) io gli offersi in vendita l'orto, sta a provarlo ripeto anche l'altra circostanza ch'egli rispettò col fabbricato della nuova casa parrocchiale la distanza legale dal confine di esso per non incorrere in opposizioni da parte mia.
I 2 attuali fabbricieri che risiedono a Piario ebbero poi parecchie volte e insistentemente ancor di recente a richiederne la cessione alla Fabbriceria, convintissimi quali sono della più assoluta e pacifica disponibilità che nel ripetuto fondo mi compete.
A tali loro richieste non è creduto d'aderire, per ora, pur dichiarando tuttavia che ove detto terreno si rendesse necessario per la iniziata costruzione della casa parrocchiale, non sarò io di certo che ostacolerà con un rifiuto il completamento della lodevole spesa, ma non prima, ben inteso, che sia stato anche dal Parroco riconosciuto il mio diritto.
Eccellenza! Chi mi conosce sa se io sia individuo capace, ove la proprietà di che trattasi non dovesse essere in me che fiduciaria, di abusare della mia posizione giuridica di legale intestato ai danni del legittimo proprietario, e se piuttosto sul semplice dubbio, non mi farei premura di adempiere fino allo scrupolo anche alle non espresse intenzioni – se tali fossero – del mio benefattore e soprattutto a quello che sarebbe mio dovere di onesto e coscienzioso cittadino, già ebbi occasione di provarlo prima d'ora colla stessa Fabbriceria Parrocchiale di Piario, in altra circostanza di maggior conto che non sia questa.
In obbedienza alla intimazione fattami dal Rev. Sig. Vicario a nome dell'E.V. ò disposto per la sospensione immediata degli iniziati lavori di riparazione del ripetuto fondo in attesa della decisione dell'Autorità Ecclesiastica sulla insorta vertenza: la attenderò con sicuro animo e colla coscienza tranquilla, forte dei miei sacrosanti diritti.
Sempre a disposizione per tutte quelle maggiori informazioni e delucidazioni che fossero eventualmente per occorrere, chieggo venia dell'involontario disturbo e col dovuto ossequio mi segno della Ecc.V.R. Umilissimo
F. FRANCO fu GIACOBBE
Segretario di Piario
Ogna, 18 Maggio 1907.
(Allegato). Copia del testamento 4 8bre 1879 del fu Sig. BASILISCO q.m BASILIO di Piario, decesso pure in Piario il 7 Maggio 1882 – Pubblicato presso la R. Pretura di Clusone il 12 Maggio 1882 al N. 302 Rep.
'Piario li quattro ottobre milleottocentosettantanove, li 4 8bre 1879, dico li quattro ottobre milleottocentosettantanove.
Io BASILISCO fu BASILIO di Piario, nomino ed istituisco erede universale della mia sostanza che avrò all'atto della mia morte, il Sig. FRANCO fu GIACOBBE di Ogna Oltressenda Bassa, ora Maestro Comunale e Segretario di Villa d'Ogna, Oltressenda Bassa ed anche Segretario nel Comune di Piario.
Questo è l'atto della mia ultima volontà, il quale voglio che sia eseguita con revoca d'ogni altro.
Io BASILISCO fu BASILIO testatore della soprascritta mia ultima volontà'»
Apparso su B.A.S.P. Luglio/Agosto 2004
Nessun commento:
Posta un commento