[…] Perché il bene a venire del mondo dipende in parte da azioni di portata non storica; e se le cose, per voi e per me, non vanno così male come sarebbe stato possibile, lo dobbiamo in parte a tutti quelli che vissero con fede una vita nascosta e riposano in tombe che nessuno visita
G. Eliot, Middlemarch

venerdì 2 settembre 2011

S. Carlo Borromeo, 1575

Prima di tutto bisogna precisare che quella di San Carlo Borromeo (1538-1584) nel bergamasco non fu una visita "pastorale", bensì "apostolica". Per un chiaro motivo: egli non era vescovo di Bergamo. Dal 1563 era infatti arcivescovo di Milano. Tuttavia, per sua singolare volontà volle salire nei territori della diocesi bergamasca e attuare de facto una vera e propria visita pastorale, con tanto di relazione e decreti. Per l'analisi di questa visita abbiamo interamente consultato "Gli atti della visita apostolica di S. Carlo Borromeo a Bergamo (1575)" a cura di A.G. Roncalli (il futuro Giovanni XXIII), 1939 (Vol. II, pagg. 302-6). Nella sezione dedicata alla pieve di Clusone vi è il capitolo "S. Antonio di Piario".
Vi sottopongo il testo della relazione, tradotto dal latino, che commenteremo di seguito:

«Chiesa parrocchiale di Sant'Antonio nel luogo di Piario, plebana di Clusone, il 30 settembre 1575

Visitò poi la chiesa dedicata a Sant'Antonio, parrocchiale del luogo di Piario. In quella non si conserva il Ss. Sacramento, né vi è una Scuola dello stesso. Gli eredi di un certo Antonio Legrenzi per legato sono tenuti ad offrire mezzo peso d'olio per le lampade.
Vi sono quattro altari.
Vi è l'altare di San Cristoforo in cui, come è stato riferito, vi è un legato di 100 lire, ma da nessuna parte compare .
Gli eredi del signor Antonio Legrenzi sono tenuti ad elevare in questa chiesa un altare, con le figure di S. Maria, S. Rocco, S. Sebastiano e S. Cristoforo.
Vi è un legato fatto da Bartolina Mazuchina per celebrare tre messe all'anno e per garanzia obbligò una pezza di terra di due pertiche, ora posseduta da Giovanni Salvino: e non soddisfa l'onere.
La casa parrocchiale è annessa alla Chiesa.
Questa chiesa, causa l'esiguità del reddito, da un anno a questa parte è vacante: il presbitero [pbr] Uberto, cappellano curato del luogo di Villa d'Ogna [Villognae] esercita dunque la cura.
Riferiscono che il reddito annuo sia di lire 38, gli abitanti tuttavia mantengono il curato coi soldi della cassa comune e anche di propria borsa.
Riferiscono esservi 183 anime in tutto, da comunione 90.
Non si esegue la dottrina cristiana.
Vi è un inconfesso, come appare nel libro.
Scuola di Santa Maria
Vi è la scuola di Santa Maria nella chiesa parrocchiale. Viene eletto un solo caneparo, che esige le elemosine ed il reddito e spende secondo il desiderio dell'assemblea dei confratelli in elemosine, cera e ad ornamento dell'altare.
Il reddito è di 35 lire circa con onere di 15 messe all'anno.
I calcoli sono fatti dal nuovo caneparo in presenza dei confratelli.
Il caneparo ha nelle proprie mani 103.16.6 e il reddito del presente anno, finora non riscosso.
Hanno una vecchia regola, ma non la osservano.
Scuola di San Cristoforo
La scuola di San Cristoforo, che si trova nella stessa parrocchiale e anche da un certo numero di anni, ha acquisito 14 pertiche di terra, da cui ogni anno percepisce un reddito di 80 lire; e queste sono ricevute dai confratelli che abitano a Venezia, che le investono secondo il piacere della propria volontà e non per ornare l'altare come si dovrebbe, ma che spendono secondo il piacere della propria volontà.
Oratorio di San Rocco
Vi è anche un oratorio campestre dedicato a San Rocco nel luogo di Paranzia, facente parte della stessa parrocchiale di Piario, che è aperto davanti e in condizioni indecenti.
Oratorio della Santa Croce
Vi è anche un oratorio della Santa Croce nel luogo di Groppino, che è accessibile alle bestie.
Misericordia
Vi è la Misericordia del detto luogo di Piario che ha reddito annuo di 50 lire all'anno [sic].
Dall'assemblea popolare vengono eletti due sindaci, che si curano degli abitanti e, affinché abbiano un curato in detta parrocchiale, usano detto reddito per mantenere il curato: mancante il curato, lo distribuiscono tra gli abitanti e talvolta in olio per il Santissimo Sacramento.
Dell'anno 1575 hanno investito lire 200 in tali beni che in seguito alla somma del 5 per cento hanno affittato al venditore.
Visti i calcoli, i sindaci hanno nelle proprie mani 32 lire e al momento non sono ancora stati riscossi i redditi del presente anno.
Sandrino de Contini non possiede nessuno dei beni che sono della Misericordia, alla stessa lasciati dal testamento di Giacomo de Sandris, con onere di tante messe quante espresse nello stesso testamento.
Vi è un legato di un certo signor Antonio Legrenzi di tre sacchi di pane di frumento e due sacchi di sale da distribuire ai poveri di questo paese, ma detto legato non fu mai soddisfatto».

Le note poste da Mons. Roncalli a questa prima parte del testo ci riferiscono altre informazioni circa la struttura originaria della chiesa: "Pareti antiche e in parte dipinte, campanile con due campane, reddito di Lire 138.16". Sempre sulla chiesa è bene precisare che i quattro altari erano: il maggiore, di S. Maria e S. Giuseppe, di S. Maria (ma questi due, come si vedrà, ancora per poco), di San Cristoforo. Dobbiamo constatare come, ancora una volta, pur essendo ormai parrocchia da una cinquantina d'anni, Piario non abbia ancora un sacerdote stabile. La causa è specificata nello stesso documento: "L'esiguità del reddito" ("ob redditus tenuitatem"). E' evidente che nessun sacerdote con un po' di senso pratico (ma anche ben poca ansia pastorale) si sarebbe avventurato in un paese che, forse, a stento avrebbe potuto mantenerlo.
Per quanto riguarda gli abitanti, il testo ci parla di 184 anime, di cui 90 da comunione (e quindi 184 - 90 = 93 bambini). La visita pastorale di quattro anni prima parlava di 160 anime (e 100 da comunione) o di 184/90. Se consideriamo una media fra le due stime, abbiamo un risultato di 172 anime di cui, sempre facendo la media, 95 da comunione; quindi 77 bambini circa (172 - 95 = 77). La popolazione risulta cresciuta di 11 unità, mentre la popolazione infantile di 16. Il che significa che c'è stata una mortalità "adulta" di 5 unità. Il tutto in media, ovviamente. In ogni caso le cifre sono coerenti, perché ad un determinato flusso delle nascite si accompagna sempre un adeguato e corrispondente flusso demografico.
Fra i "peccatori", al solito, qualcuno c'è. Mons. Roncalli aggiunge: "Gian Pietro Todeschini, segnato sul libro per una lite da niente, chiamato il 3 ottobre ed ammonito, gli fu ingiunto, sotto pena di interdetto, di ricevere i sacramenti entro il termine di otto giorni".
Circa la scuola di Santa Maria, sappiamo bene avesse una regola stilata probabilmente all'inizio del XVI secolo. I confratelli erano settanta e il loro contributo era di quattro denari (da pagarsi la prima domenica di ogni mese, come la regola stessa richiede). La scuola di San Cristoforo, purtroppo, continua a non avere molta buona fama.
Sull'oratorio di San Rocco sappiamo: "Fatto ad archi ed in parte dipinto. Davanti allo stesso vi è uno spazio in parte chiuso da pareti dove una volta c'era una torre". È la prima volta che sentiamo citata la chiesa di San Rocco. Più tardi approfondiremo questa questione.
Vediamo ora i decreti emanati dal Cardinale Borromeo, alquanto severi, in conformità con il suo spirito riformatore.

«Nella chiesa parrocchiale di Sant'Antonio in luogo di Piario, plebana di Clusone

Si custodisca assiduamente il SS. Sacramento con una lampada ardente: ci si procuri un altro tabernacolo, più decente.
Si tengano due pissidi, delle quali la maggiore sia per la comunione del popolo: si tenga anche un tabernacolo portatile [“gestatorius”].
Si costruisca un altro battistero, più decente, con un sacrario congiunto alla seconda o alla terza forma delle istruzioni e sia collocato dove ora c'è l'altare di S. Maria.
La vaschetta degli oli santi sia ricondotta alla forma prestabilita e sia custodita in una nicchia fabbricata a cornu evangelii, e sia allestita ed ornata come si deve.
L'altare maggiore sia allestito e ornato nella forma stabilita; la mensa indecente posta nell'altare sia rifatta; l'altare della Beata Vergine e di San Giuseppe, che è angusto e non si può ampliare, sia tolto entro tre giorni; anche l'altare di Santa Maria entro tre giorni sia tolto e ivi sia collocato il battistero.
I sindaci della chiesa con ogni diligenza rispettino il legato, che è detto essere stato lasciato all'altare di San Cristoforo e qualunque cosa scoprano, la riferiscano al rev.mo ordinario, che decida o come ammonitore se ve ne sarà bisogno o anche ex officio, e, per autorità di questo decreto, provveda affinché l'intenzione del testatore, come sarà di diritto, sortisca effetto.
In sacrestia siano costruiti un luogo di preghiera e un lavatoio: i due calici profanati siano messi a posto.
Scuola del Sacramento
Questa Scuola abbia ed osservi le regole delle scuole del Corpo di Cristo, da pubblicare ad uso comune della provincia di Milano.
Ne siano eletti gli ufficiali: il reddito e la spesa siano registrati in un libro, e di tutti questi sia fatta la somma per singoli anni, anche in presenza del curato.
Nell'oratorio campestre di San Rocco di Paranzia
Siano chiuse le pareti d'ingresso; l'altare sia ampliato ed ornato; il pavimento sia reso pianeggiante; e non vi si celebri messa prima che queste cose siano state integralmente fatte, che se nello spazio di tre mesi non sono state eseguite, si tolga immediatamente l'altare.
Le chiavi siano sempre conservate dal curato.
Scuola di San Cristoforo
Il reddito di tale scuola sia speso nella manutenzione e nell'ornamento di tale altare.
Nell'oratorio della Santa Croce a Groppino
Sia chiuso con cancelli e sia tolto l'altare entro tre giorni.
Circa il consorzio della Misericordia
Le elemosine siano erogate ai veramente poveri, ricorrendo al giudizio e alla testimonianza del curato.
Si faccia contro agli eredi e ai beni di Antonio Legrenzi, a causa del legato di 3 sacchi di pane di grano e due sacchi di sale; e per sommi capi, ci si rivolga a tutti i più facili rimedi del diritto per avere soddisfazione alla perfezione, anche d'ufficio, per autorità di questo decreto».

Causa la mancanza di un curato, la chiesa si trova ad essere in uno stato pietoso, sia l'altare sia gli arredi sacri sono indecenti, come rilevato nelle precedente visita pastorale. Possiamo essere certi che la causa di tale incuria sia la mancanza di un sacerdote, perché nella visita del 1520, essendo rettore Giovanni de Canzellis, la chiesa era in perfetto stato e "niente da correggere tantomeno da emendare".
Nei decreti si ordina che la Scuola del Sacramento si adegui alle norme. Ma con tutta evidenza il cardinale ha confuso la Scuola di Santa Maria con quella del SS. Sacramento, che nella relazione è detta non essere presente.
Pena l'asportazione dell'altare, l'oratorio di San Rocco deve essere "messo a norma". Sappiamo da un codice del nostro archivio che esattamente nel 1575 furono cominciati i lavori di sistemazione del luogo sacro, terminati (secondo contratto) nel giro di un mese e mezzo. Tale testo è assai importante poiché esprime per filo e per segno le modalità, i mezzi, i costi e le manovalanze impiegate per la sistemazione di detto oratorio.
Circa l'oratorio della Santa Croce in Groppino, purtroppo, siamo sprovvisti di ulteriore documentazione.

Apparso su L'Eco del Sapél Nè, Giugno 2002

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